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Atri, difesa del suolo e rischio idrogeologico: il convegno del Wwf

Atri. I numeri del dissesto in Italia sono spaventosi: 485mila frane mappate; 6,9 per cento del territorio nazionale a rischio frana; 5708 comuni a rischio idrogeologico di cui 2940 a rischio molto elevato. Il 21,1 per cento dei comuni ha nel proprio territorio aree franabili, il 15,8 per cento aree alluvionabili e il 32 per cento sono aree a dissesto misto (aree franabili+aree alluvionabili).

Ben 992.403 italiani sono direttamente esposti al rischio frane e il 30 per cento dei suoli ha un rischio di erosione superiore alla soglia di tollerabilità. In Abruzzo quasi 17mila siti sono a rischio con oltre 1500 kmq di superficie con dissesti. Passando alla cementificazione del suolo in Italia le superfici coperte in maniera permanente con materiali impermeabili sono passate dal 2,38 al 6,34 per cento, con un incessante consumo di suolo.

D’altro lato in Italia esistono tantissimi geositi, aree di estremo interesse scientifico e paesaggistico collegate ad emergenze geologiche peculiari e rare, come i Calanchi di Atri. Nella Banca dati dell’ISPRA sono stati censiti 3000 geositi. Una ricchezza notevole per il paese, che a volte è stata valorizzata da circuiti turistici internazionali.

L’Italia è in Europa uno dei paesi con maggiori problemi di dissesto idrogeologico. La stessa provincia di Teramo ha subito pesantissimi danni alcuni mesi fa dimostrando la vulnerabilità di territori ormai troppo urbanizzati. Per questo l’Oasi WWF dei Calanchi di Atri ha organizzato il convegno “Strumenti ed approcci sostenibili per la difesa del suolo”, in programma il prossimo 16 e 17 settembre al Teatro Comunale di Atri.

“I Calanchi di Atri” dichiara Cesare Crocetti, responsabile del Progetto Geomorfologico dell’Oasi Wwf “sono fenomeni erosivi conosciuti in tutto il mondo, una peculiarità naturalistica e paesaggistica oggi tutelata dall’Oasi del WWF. Studiosi di vari paesi si sono interessati a quest’area e tanti turisti la visitano ogni anno. L’area protetta ha attivato da tempo il Progetto Geomorfologico, la cui prima fase si chiude con questo convegno scientifico. Abbiamo coinvolto scuole e agricoltori per spiegare come mitigare il rischio frana, abbiamo realizzato due cantieri didattici durante altrettanti corsi rivolti a tecnici del settore per divulgare le metodologie di gestione del rischio con l’ingegneria naturalistica. Con la produzione di video e pubblicazioni e un sito WEB dedicato abbiamo cercato di divulgare le conoscenze circa le migliori tecniche da utilizzare per prevenire e gestire i rischi. Ora abbiamo invitato ospiti nazionali e stranieri che illustreranno lo stato dell’arte riguardo non solo il rischio idrogeologico ma anche le opportunità di valorizzazione dei meravigliosi ed unici geositi italiani”.