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Acqua contaminata dai Laboratori del Gran Sasso: gli enti sapevano

Spunta una lettera della Asl di Teramo, datata 31 agosto 2016, in cui vengono riportati i risultati dei campioni di acqua analizzati del giorno prima, da cui emerge una percentuale di diclometano di 0,15ug/l superiore alla norma.

La missiva, inviata all’Infn, alla Ruzzo Reti spa, all’Autostrada dei Parchi e per conoscenza alla Prefettura di Teramo e alla Regione, dunque, sarebbe la testimonianza che gli enti interessati, e Ruzzo in primis, erano a conoscenza dell’inquinamento dell’acqua che non si sarebbe verificato, così come, invece, è stato sostenuto dalla società acquedottistica il 2 settembre, ma addirittura 3 giorni prima.

“Il silenzio durato oltre tre mesi e mezzo”, scrive in una nota la segreteria di H2O, riportando la lettera della Asl pubblicata dal sito primadanoi.it, “che sarebbe probabilmente continuato senza la reazione dei giornalisti allo scarno comunicato della Regione Abruzzo con cui si dichiarava l’emergenza idrica, trova ora una spiegazione nelle carte ufficiali che avevamo chiesto agli enti di pubblicare, invano. Venerdì scorso abbiamo infatti chiesto agli enti a vario titolo coinvolti di pubblicare immediatamente on-line tutta la documentazione. Ciò non è avvenuto e, anzi, ci sono state alcune versioni rilasciate alla stampa discordanti sulle date, sul momento dell’allarme (prima si è parlato del 2 settembre, poi dell’1 settembre) e anche sulle modalità dei prelievi. Rilevate queste criticità nelle versioni, ieri abbiamo deciso di inviare una richiesta di accesso agli atti a Prefettura di L’Aquila, Ruzzo Reti Spa e ASL di Teramo”.

Così in attesa della pubblicazione completa di tutta la documentazione, vengono spontanee diverse domande.

Prima domanda: dal 30 agosto all’1 settembre (due giorni) l’acqua captata è stata scaricata nell’ambiente oppure è continuata a fluire nella rete idropotabile? In altre parole, il Ruzzo quando  ha iniziato a mandare a scarico l’acqua captata?

Seconda domanda: i controlli sulla rete di distribuzione idropotabile con la ricerca specifica di diclorometano a quale giorno risalgono?

Terza domanda: la ASL, da quanto è a nostra conoscenza, al Gran Sasso svolge controlli completi che si ripetono con cadenza di una settimana-15 giorni. Quando è avvenuto il controllo precedente a quello del 30 agosto? È  fondamentale saperlo perchè l’inizio della contaminazione può essere iniziata anche prima del controllo del 30 agosto. I laboratori quando hanno iniziato ad usare il diclorometano?

Quarta domanda: alle captazioni, secondo il Piano di Emergenza, dovrebbero essere presenti dei campionatori che monitorano alcuni parametri generali con cadenza ogni 15 minuti. Hanno dato qualche tipo di allarme e, se sì, quando esattamente e con quale tipo di reazione?

Quinta domanda: è stata fatta la notifica dell’accaduto secondo quanto previsto dal Piano di Emergenza dei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso, che sono classificati quale impianto a rischio di incidente rilevante in base alla Direttiva comunitaria Seveso? Stiamo parlando di un sistema che dovrebbe operare ai massimi livelli di sicurezza ed efficienza.

Sesta domanda: i valori riscontrati per il Diclorometano nelle acque al punto di captazione dei Laboratori sono risultati superiori del doppio rispetto ai limiti per le acque sotterranee (stiamo parlando dei limiti per l’inquinamento ambientale; i limiti per l’idropotabile possono essere diversi per varie sostanze). Tenendo conto che quello del Gran Sasso è l’acquifero più importante della Regione e uno dei più importanti in Europa, è stata fatta la comunicazione obbligatoria ai fini delle normative sulle bonifiche (Art.242 del Decreto Legislativo 152/2006)?

Settima domanda: i sistemi di sicurezza sono risultati efficaci e sono in efficienza? Ricordiamo che nei Laboratori sono stoccate centinaia di tonnellate di sostanza pericolose, dalla nafta pesante all’1,2,4 trimetilbenzene. Quali sono i tempi di reazione del sistema di gestione dell’acqua potabile in caso di incidente ancora più grave? Visto quanto accaduto, crediamo che una profonda verifica, con inchiesta pubblica, sia necessaria, anche per quanto riguarda i lavori effettuati quando era commissario Balducci.

L’associazione si riserva ogni ulteriore azione, compresa quella giudiziaria, per la tutela dei diritti dei cittadini, a partire da quello all’informazione.