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Università di Teramo, una cattedrale nel deserto: lettera aperta di un ex studente

Teramo. Lui è un ex studente dell’Università degli Studi di Teramo. Ha portato a termine i suoi studi, si è laureato e, in occasione di una recente visita a Teramo, ha avuto l’occasione di ripercorrere quei corridoi che molte volte ha calpestato in passato. E il risultato è una lettera aperta, che pubblichiamo di seguito, integralmente.

 

Mi chiamo Alessandro Murtas, mi sono laureato, con orgoglio e con lode, a Teramo nel 2007 e mi permetto di scrivere questa lettera al vostro giornale poiché il sogno di Russi & C. è stato infranto. Nel lungo periodo in cui ho studiato a Teramo, ho visto l’Università raggiungere una forma di eccellenza sia nella struttura da terminare (moderno campus americano) e sia nella qualità del corpo docente…ma recentemente, mi sono recato in visita alla Facoltà ed ho scoperto una “cattedrale nel deserto”: non ho incontrato alcun professore nelle stanze deserte e soprattutto vi erano più impiegati che studenti! Allora, ho iniziato a chiedere in giro la ragione di questo vuoto: i professori si vedono solo in alcuni giorni della settimana mi hanno risposto, poiché hanno altre incombenze ecc ecc. Non mi dilungo anche su un altro aspetto la chiusura delle sedi per l’intera giornata di sabato e la chiusura dell’Università per quasi tutto il mese di agosto. Ma da ex studente, per prima cosa, sono andato alla mensa dell’Università. La stessa risulta mal collegata con l’Ateneo e la città sottostante e, infine, in uno stato pietoso: non vi tedio con il fatto che la struttura (che tra l’altro ha chiuso i battenti per le vacanze estive il 21 luglio) è di fatto poco utilizzata dal mondo universitario. Questo rafforza la tesi di fondo dell’inverosimile situazione e cioè l’assenza della città universitaria. Poi, mi hanno spiegato che la parte abbandonata e murata sono gli alloggi degli studenti…(bella fotografia per gli studenti Erasmus e per tutti gli studenti fuori sede). Allora, vi chiedo: ha ragione la Gelmini? Oppure quello che ho visto era un sogno? Per amore della mia Università e per rispetto di tutti i professori e di tutte quelle persone “internazionali” che hanno fatto crescere Teramo ed il suo campus, non sarebbe giunta l’ora per un cambio di rotta ? oppure se l’ interesse generale della classe docente e della politica, se lo stato di abbandono, se le scelte di ricerca sono collegate ai finanziamenti e non alle sfide del XXI secolo, allora sarebbe meglio chiudere l’ Università, riportarla alla vecchia sede e soprattutto ammettere che i successori non sono stati all’altezza della situazione e del sogno perfettibile, di Russi & C., ormai infranto?