Tortoreto. Non ha dato risultati sperati la perquisizione effettuata nei giorni scorsi in un casolare nel Comune di Ripatransone: non vi sono elementi per dire che Demetrio Di Silvestre è stato ucciso lì ed è imminente il dissequestro dell’area.
C’erano tracce di fuoco molto vecchie e un paio di guanti pieni di ragnatele: impossibile che siano stati utilizzati per l’omicidio. Non è lì, secondo gli investigatori, che l’imprenditore edile è stato ucciso.
Non giungono buone notizie neanche dai Ris di Roma che hanno analizzato a fondo la Bmw di Di Silvestre. Non sarebbero state rilevate impronte o tracce di dna utili per capire chi l’ha guidata nel percorso dall’Ascensione al parcheggio di Porto Sant’Elpidio dove è stata ritrovata. Si attendono ulteriori dati dal gps dell’impianto antifurto satellitare che ha già indicato molte cose riguardo gli spostamenti della vettura tra il 15 e il 16 novembre. Si continua a vagliare la vita privata della vittima, sul lavoro che svolgeva insieme al figlio per cercare di capire se si fosse fatto recentemente nemici talmente feroci da ucciderlo e bruciarne completamente il cadavere.
Un metodo che porta alla malavita dell’Est europeo e che ricorda il caso dell’omicidio di Petri Keci, ucciso da tre connazionali ad Acquaviva Picena il 19 gennaio 2008 e poi parzialmente bruciato. Le indagini all’epoca fecero emergere che quell’omicidio sarebbe maturato nella guerra per la gestione del mercato della prostituzione lungo la strada della Bonifica del Tronto a cavallo fra le province di Ascoli e Teramo. Era una punizione per lui e un “esempio” da dare ad altri soggetti interessati a subentrare nel traffico di donne dell’est. Tra le altre analogie la zona della Valtesino dove i due fatti sono avvenuti e la ferocia che li accomuna.
Nel frattempo gli inquirenti hanno analizzato anche il precedente inquietante nella famiglia di Demetrio Di Silvestre. Recentemente è uscito dal carcere un cugino, Angelo Di Silvestre, che nel 1998 a Corropoli, fa uccise una prostituta con 30 coltellate. La circostanza è emersa durante le indagini coordinate dalla Procura di Ascoli Piceno anche se al momento non vi sarebbe alcun collegamento fra i due casi.