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Teramo, Topitti contro Canzio: “No allo scaricabarile di responsabilità”

Un alibi, un modo per non assumersi le proprie responsabilità, nascondendosi dietro la scusa delle norme di sicurezza. Antonio Topitti, portavoce dei commercianti del centro cittadino, in prima fila per la battaglia per la rapida fine dei lavori lungo Corso San Giorgio, non accetta le giustificazioni avute dal Comune che nega la possibilità, come invece era stato richiesto dagli stessi commercianti, di poter riportare il mercato settimanale in quella parte di corso dove è stato realizzato già il massetto.

“Ma come”, si chiede Topitti, “sul Corso ci possono circolare, persone, mezzi di trasporto di qualsiasi tipo e tutto quanto necessiti per esigenze quotidiane di residenti, uffici, attività commerciali, ma è pericoloso posizionare per mezza giornata una decina di bancarelle per esposizioni di merce senza furgoni, come è stato già fatto dalla seconda metà di maggio, fino a luglio, smentendo ancora una volta impegni presi in precedenza”.

Per Topitti, dunque, non si regge affatto “la scusa che è un cantiere” e polemizza anche contro Rup e direttore dei lavori. “Questi direttori dei non lavori”, dice, infatti, il commerciante “esperti maniaci delle ‘sfumature di grigio’, si mettessero le mani sulla coscienza e agissero di conseguenza prendendosi responsabilità per i loro incarichi, perché pur se al ribasso di oltre il 35% alla fine di tutto si beccheranno sempre una sostanziosa parcella su un appalto di oltre 3.700.000 Euro (tremilionisettecentomila), mentre a noi nel frattempo dopo che è stato succhiato tutto il sangue”.

E rivolgendosi all’assessore comunale al commercio, Roberto Canzio, Topitti lo invita devolvere la propria indennità ad un fondo “come un segnale, a favore di tutti i danneggiati in modo simbolico”.
“Nel firmare la petizione in essere, nel ringraziarti per averlo fatto”, scrive ancora Topitti rivolgendosi direttamente all’amministratore, “ti evidenzio che anche tu sei un cittadino teramano con l’aggiunta di ricoprire un tempornaneo pubblico incarico, al quale è privato per indolenza di pubblici funzionari e dirigenti della Soprintendenza Regionale l’uso del Corso principale della nostra città”.