Teramo, intitolata una via al Comandante Ettore Bianco

Una cerimonia semplice ma ricca di significato quella avvenuta questa mattina a Teramo per l’intitolazione di una via al Comandante dei Carabinieri Ettore Bianco, capitano di brigata di Bosco Martese.

Oltre al Prefetto di Teramo, Graziella Patrizi e al sindaco, Maurizio Brucchi, erano presenti anche diverse autorità militari, i rappresentanti dell’Anpi e dell’associazione culturale Teramo Nostra e due classi della scuola elementare Noè Lucidi.

Ed è stato proprio a loro che le diverse autorità che hanno parlato si sono rivolti per far conoscere la figura di questo eroe che ha combattuto per conquistare la libertà.

“La democrazia e la libertà sono valori da difendere quotidianamente”, ha detto, infatti, il Prefetto, mentre il presidente di Teramo Nostra, Piero Chiarini, ha ribadito l’importanza di coltivare la memoria storica per tutta la città, sottolineando come la democrazia sia una conquista che si deve fare ogni giorno.

PROFILO DI ETTORE BIANCO CAPITANO DEI CARABINIERI

(Corigliano d’Otranto 1912 – Bologna 1962)

Il Capitano Ettore Bianco, pugliese, combattente in Albania, dopo l’8 settembre  è a Teramo, quando assieme a un nucleo di giovani, tra cui Armando ammazzalorso e Michele Arcaini, bloccano un reparto di tedeschi su camionette provenienti da L’Aquila e diretti ad Ascoli Piceno. Nei giorni seguenti, Bianco si trova nello studio ambulatoriale del medico azionista Mario Capuani, assieme al Capitano Giovanni Lorenzini, al comunista Ercole Vincenzo Orsini, al socialista Adolfo De Marco, al liberale Giovanni Biancone, ai repubblicani Vito Caravelli e Adelchi Fioredonati e ai giovani universitari Riccardo ed Emidio Cerulli. Si decide di concentrare le forze resistenti nella località Ceppo, indicata da Felice Rodomonti che sta lavorando in quella zona al taglio del bosco. Armando Ammazzalorso assicura il concentramento coinvolgendo i soldati stranieri liberati dai 13 campi d’internamento presenti nel territorio provinciale.

La notte del 24 settembre, alle 21, il Console generale della Milizia Aristide Castiglione, telefona alla Caserma dei Carabinieri di Teramo, informando del concentramento di 3000 ribelli in località “Ceppo”. Il carabiniere Del Rosso, come da testimonianza del brigadiere Pietro Fenu, si reca a Bosco Martese per avvisare Bianco. Quest’ultimo intanto ha già organizzato le formazioni partigiane, rinviando in città molti ragazzi al di sotto dei 16 anni. Presso la Casa Cantoniera s’insedia il Comando. Tutti i graduati delle varie Forze armate presenti (Marina, Aereonautica, Artiglieria, Fanteria, Cavalleria e Granatieri) propendono per affidare il comando a Ettore Bianco su proposta del Tenente Colonnello Guido Taraschi e concordano anche gli ufficiali stranieri appena liberati, Svertovazar Jucovic, Rajko Neradovic, Dujan Matiascevic. Al comando dell’avamposto di Ara Martese vi è una batteria di mitraglieri comandata da Francesco Di Marco e Felice Rodomonte.

Un gruppo di partigiani, inviato agli approvvigionamenti alimentari al Mulino de JAcobis, viene fucilato dai nazisti. Il battaglione motocorazzato comandato dal Maggiore berlinese Hartmann, raggiunge la località di Bosco Martese dove fu fermato dal fuoco partigiano. Furono abbattuti vari camions con militari a bordo; Hartmann fu catturato e giustiziato. La prima battaglia era così vinta. A seguito il comando decise di trasferire i reparti in vari luoghi della montagna. Lo stesso Ettore Bianco si spinge in territorio ascolano, in località Pozza.

Il suo esempio si propagherà in tutto il territorio. Il 26 settembre infatti, presso Sella Ciarelli vennero fucilati tre carabinieri della stazione di Pascellata, assieme a un alpino, considerati suoi seguaci. Ettore Bianco fu il punto di riferimento di tutti i resistenti del teramano e dell’ascolano, che nei nove mesi fino alla liberazione di Teramo, combatterono tedeschi e seguaci della repubblica di Salò.

Evidente simbolo legittimo del Governo Italiano e Anglo Americano del Sud, la lotta di Resistenza fu precisa volontà politica di una scelta interpretata da Bianco per un’Italia democratica e nuova e fu il primo esempio di lotta di massa e internazionale contro il nazifascismo.

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