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Teramo, divise a scuola: i dubbi del comitato Snoq

Divisa a scuola? No, grazie. Il Comitato Se Non Ora Quando ha espresso forti dubbi in merito all’utilità della disposizione del comprensorio scolastico Zippilli – Lucidi con cui si stabilisce uno stesso abbigliamento per tutti gli alunni e il personale: “….maglie, polo e tute nei colori bianco, grigio e blu, e jeans o gonna al ginocchio…”.

Una “appartenenza con-divisa”, come dice la circolare, che però non è piaciuta al comitato che non ne vede né l’utilità né ne condivide gli obiettivi.

Se la finalità del Consiglio di Istituto è quella di promuovere una crescita sana delle giovani generazioni e un loro sviluppo il più possibile coerente con le nuove modulazioni sociali, fortemente influenzate dalla globalizzazione e dai potenti flussi migratorie degli ultimi anni”, si scrive, infatti, in una nota, “difficilmente con queste modalità si raggiungerà il risultato sperato”.

Piuttosto che coprire momentaneamente, ovvero nel tempo tecnico di permanenza nelle scuole, con un grembiule o una ‘divisa’ le diversità”, continua il comitato, “sarebbe opportuno che scuola – famiglia – società civile lavorassero insieme affinché il valore della persona non passi più attraverso logiche esteriori, che facilmente si prestano a classificazione. Il comitato ritiene che un abito tipico non dove essere foriero di paure ma semplicemente un abito, che il costo dei vestiari non dove determinare possibili snobismi, che una fisicità evidente possa essere motivo di esclusione o derisione”.

Inoltre le indicazioni date nella disposizione non aiuterebbero a superare le differenze socio economiche poiché oltre agli abiti anche cellulare, scarpe e altri altri capi di abbigliamento indossati sopra la “divisa” continuerebbero comunque a poter essere dei simboli di appartenenza a un status sociale e dunque discriminatori verso chi non li possiede.

Ancora meno chiaro è il riferimento alla gonna al ginocchio”, conclude il comitato, “che nella sua formulazione fa già una differenza tra maschi e femmine e inoltre, non contenendo alcuna ragione socio economica, rimanda a un giudizio negativo per chi indossa gonne di misura diversa da quella consigliata”.