Giulianova, l’ultimo saluto a don Franco Marcone

don_Franco_MarconeGiulianova. “Su questo altare don Franco si è disteso per essere ordinato sacerdote. E su questo altare è stato battezzato. Oggi si chiude un ciclo cristiano”. Con queste parole il Vescovo di Teramo-Atri, Mons. Michele Seccia, ha dato inizio alla Messa in suffragio di don Franco Marcone, il sacerdote scomparso lo scorso mercoledì sera, a seguito di una fulminante malattia, a soli 35 anni.

Una chiesa, quella di San Pietro a Giulianova, troppo piccola per contenere le tante persone accorse per dare il loro ultimo saluto a don Franco, per rendere omaggio alla sua persona ed alla sua grande umanità. Tanto da dover ricorrere ad un maxi schermo installato nel piazzale, strapieno, antistante la parrocchia.

Su quell’altare, insieme al Vescovo, i fratelli del sacerdozio, ma anche don Ennio Lucantoni, il parroco che da sempre lo ha accompagnato nel suo percorso sacerdotale, S.E. Mons. Antonio Nuzzi, Vescovo Emerito della Diocesi di Teramo-Atri, che lo ordinò sacerdote quel 6 luglio 2001, S.E. Mons. Gianfranco De Luca, Vescovo di Termoli-Larino, cresciuto nella Diocesi teramana prima di essere nominato guida pastorale in terra molisana, e S.E. Mons. Domenico Scotti, Rettore del Seminario di Chieti, dove don Franco ha compiuto i suoi studi.

don_franco_marcone1Tra i banchi, dentro e fuori la chiesa, tanta gente comune, i suoi parrocchiani, in particolare quelli tanto amati di Abetemozzo, i sindaci e i gonfaloni dei Comuni di Giulianova, Torricella Sicura e Rocca S. Maria. Ma soprattutto, i ragazzi del Liceo Aereonautico di Corropoli, i suoi ragazzi.

“Riflettiamo sulla Parola di Dio” ha detto Mons. Seccia nell’omelia “per tentare di trovare una risposta alle tante domande che da mortali ci poniamo e che, nel caso di don Franco, acquistano una violenza interiore ancora più grande. Solo al termine della vita si rivela la grandezza di un uomo. E di don Franco possiamo dirlo, orgogliosi di aver avuto un tale sacerdote”.

Il ricordo di don Franco, la sua pacatezza, quegli occhialini che lo facevano tanto intellettuale, il suo sorriso spesso solo accennato, ma carico di valore, si riflettono negli sguardi gonfi di lacrime di chi lo ha amato, conosciuto anche solo per un istante. Un amore immenso che don Franco ha voluto mettere nero su bianco, nel testamento spirituale che il Vescovo Seccia legge, commosso, al termine della celebrazione, senza riuscire a trattenere le lacrime.

“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Le prime parole don Franco le affida ai versetti 2,20 della lettera ai Galati e poi aggiunge: “Voglio manifestare la mia gratitudine al Signore per avermi fatto nascere nella famiglia Marcone e lo ringrazio per avermi mostrato il valore della Croce che feconda la vita”.

Don Franco ringrazia Dio per aver ricevuto il dono più grande, quello della Vocazione e ricorda le figure importanti della sua vita: il papà Donato, la mamma Annamaria, la sorella Eliana, don Ennio e don Annibale Tassoni. E poi ancora, il seminario regionale di Chieti, “luogo benedetto della mia vocazione”, la comunità di Abetemozzo, alla quale rivolge un “ricordo speciale”, e quelle avute in amministrazione: “credete all’amore che ho nutrito per voi”. Un pensiero anche a Mons. Nuzzi ed al compianto Mons. Vincenzo D’Addario e un abbraccio d’affetto all’intera comunità diocesana, nella persona del Vescovo Mons. Seccia.

don_franco_marcone2Ai “suoi” studenti lancia un appello: “impegnatevi costantemente a crescere non solo culturalmente, ma umanamente, attraverso i valori che sono alla base della civiltà. Avrei voluto darvi molto di più”.

Tutto questo e molto altro era don Franco. Il dolore che avvolgeva la piazza questa mattina era l’unica forma possibile per testimoniare quanto grande sia stata questa perdita.

Queste le sue volontà, riportate nel testamento spirituale datato 10 aprile 2008. E come richiesto da don Franco, il suo corpo sarà tumulato nel cimitero giuliese, accanto ai nonni. Sulla lapide un’effige ricca nella sua semplicità: Franco Marcone, parroco di Abetemozzo.

Ciao don Frà!

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