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Alluvione nel Teramano, fondi a rischio: Giuliante non ci sta e invita alla mobilitazione

Nemmeno il tempo di godere la soddisfazione per il riconoscimento dello stato di calamità in provincia di Teramo da parte del Governo, che subito si abbatte l’ennesima tegola sul territorio, i cittadini, le imprese. E tutto per due, fondamentali, modifiche, apportate al decreto 225, meglio conosciuto come il Milleproroghe.

Dietro numeri e codici all’apparenza incomprensibili, come l’aggiunta dei commi 5 quater e 5 quinques all’articolo 5, altro non si cela che un concetto molto semplice: le Regioni potranno accedere al fondo nazionale ‘solo dopo’ l’assunzione di aumenti di imposte e tributi regionali. Aggiunta che ha mandato su tutte le furie l’assessore regionale alla Protezione Civile Gianfranco Giuliante che non esclude di sollevare questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte per la palese ingerenza del Governo in materia di competenza regionale. Ipotizzare la necessità di rimodulazione del bilancio, imporre l’utilizzo della tassazione e l’entità della previsione di aumento delle accise della benzina, per fronteggiare i danni per calamità naturali, estendere il sindacato del Ministero Sviluppo ed Economia alla concertazione sulla possibilità di spendere fondi propri, dà l’idea dell’ingerenza inaccettabile sulla sfera delle competenze regionali. L’art. 127 della Costituzione al secondo comma prevede che la Regione quando ritenga che una legge o atto avente valore di atto di legge leda la sua sfera di competenze può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge o atto avente valore di legge. La Regione Abruzzo sta vivendo la stagione del risanamento, paga il conto per errori commessi in passato; un conto salato, che è comunque addebitabile alla politica e ha un bilancio prosciugato da un risanamento non più rinviabile. Questa premessa, per dire, che non consentiremo ad alcuno di imporci anche una tassa sulle disgrazie. Ipotesi che chiediamo di denegare attraverso una interpretazione di norme non chiare e che per esser applicata richiede decreti attuativi non ancora emessi. Alla luce di quanto sopra, riteniamo indispensabile una mobilitazione del territorio e delle istituzioni per un fronte comune che imponga una rivisitazione complessiva della filosofia tremontiana almeno in tema emergenziale o escluda l’applicabilità di queste norme ad eventi verificatesi prima dell’emissione dei decreti attuativi e in assenza di linee guida per l’applicazione della nuova procedura. Per il futuro, se non si riuscirà a cambiare questa impostazione, altro non si potrà fare che attivare un fondo preghiere come unica risorsa che, evitando a monte la calamità, non ci costringerà al dissesto”.