Le luci sono state accese ieri sera attirando da subito tante persone che si sono fermate lungo le principali strade per ammirare l’insolito panorama che resterà visibile fino al prossimo fine settimana. L’idea è di Paolo Cameli, scenografo silvarolo, classe 1959, che lavora da sempre con i più grandi del cinema italiano come scenografo realizzatore e pittore di scena; suoi i lavori in La vita è bella di Benigni, Baarìa di Salvatores fino all’ultimo Amici miei di Neri Parenti.
“Mi sembrava giusto onorare i 150 anni dell’Italia e la memorai dei nostri padri della patria – ha affermato Paolo Cameli – dunque ho colto l’occasione di avere una stupenda “scenografia naturale” che è Silvi Paese con i suoi archi. L’idea è stata realizzata facilemente: luci bianche al centro e gelatina verde e rossa sugli altri fari. Ora per giovedì 17 marzo ho intenzione di abbellire il tutto con un fascio di luce azzurra da proiettare nella parte bassa del tricolore così da riproporre il nostro stupendo mare!”. Soddisfazione anche per l’amministrazione comunale che tramite l’assessore Valeriano Mancinelli ha appoggiato da subito il progetto: “Siamo orgogliosi che Silvi per una settimana brilli nello splendore del tricolore visibile da lontano da chiunque: un messaggio di unità e amor di patria”.
Scenografo e decoratore di Silvi Paese, Paolo Cameli collabora da anni con grandi produzioni cinematografiche nazionali ed internazionali. Per Roberto Benigni ha creato le scenografie oltre che della “Vita è bella” anche di “Pinocchio”. E poi Baarìa di Salvatores e “The Passion of the Christ” di Mel Gibson, girato tra i Sassi di Matera e Cinecittà. L’ultima collaborazione con Neri Parenti per il film “Amici Miei – Come tutto ebbe inizio” che uscirà mercoledì 16 marzo.
I festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia a Silvi saranno celebrati, inoltre, con manifestazioni bandistiche in giro per la città, l’accensione di luci tricolori anche nelle fontane principali di Silvi e con una processione religiosa evocativa al santo patrono (san Leone) chiamata “A flagello terraemotus, libera nos domine” che si ripete da secoli a Silvi proprio ogni 17 marzo. La formula in latino è una richiesta di salvezza al santo patrono per preservare la città dal terremoto che colpì Silvi secoli fa.