Teramo, tagli alle guardie mediche: la Asl spiega perché

Un vero e proprio putiferio, quello scatenato ieri dalla notizia della chiusura di alcune sedi di continuità assistenziali, le ex Guardie mediche, nella provincia teramana, che ha indotto la Asl a fare alcune precisazioni, spiegando i motivi e i tempi che hanno portato a questa decisione. Scelte che, come sottolinea la direzione generale, non sarebbero affatto irrevocabili visto che non è esclusa la possibilità di possibili rivisitazioni “qualora si manifestassero reali esigenze assistenziali”.

Secondo la norma nazionale del 2006, infatti, il numero di medici inseribili nei servizi di continuità assistenziale di ciascuna Asl è di 1 ogni 5mila abitanti, con la possibilità di allargare o diminuire la forbice a seconda delle particolari esigenze del territorio. Nel 2012 la Regione ha imposto alle Asl di riorganizzare il servizio e per la provincia teramana, secondo la sua popolazione, fu stabilito che non si potessero superare i 62 medici (mentre in precedenza erano 88) con un massimo di 15 sedi e il conseguente taglio di sei guardie mediche.

Ora, tenendo conto che per assicurare la copertura del servizio occorrono 4 medici, la Asl teramana ha dovuto rivedere per forza l’organizzazione sul territorio, cercando di tenere conto delle esigenze, basandosi sul numero delle visite effettuate e della distanza tra una sede e l’altra, tagliando di conseguenza quelle con minore attività.

Ad esempio”, ha scritto in una nota la Asl di Teramo, “Torricella e Valle Castellana registrano una visita domiciliare ogni 36 ore di servizio ed una visita ambulatoriale ogni 24 ore di servizio per una spesa per ogni visita di circa 660 euro; Fano Adriano è solo leggermente migliore (uguale quelle domiciliari ma con una visita ambulatoriale in ogni turno di 12 ore) con una spesa per visita di oltre 450 euro. In altri casi si è proceduto all’accorpamento di una sede con una vicinissima come nel caso di Colledara con Isola del Gran Sasso che dista solo 6 chilometri. Anche accorpandole si raggiungerebbe solo una visita domiciliare e 5 visite ambulatoriali ogni 12 ore di servizio”.

Inoltre anche gli ultimi dati confermerebbero la bassa utilizzazione del servizio, con 38 visite eseguite nel mese di luglio a Castellalto e addirittura solo 15 a Colledara.

Dopo aver condiviso con i sindacati la delibera regionale del 2013, la Asl ha visto ricorrere al Tar due Comuni contro le sue scelte e proprio per questo ha congelato la riorganizzazione in attesa del pronunciamento del Tribunale amministrativo, non provvedendo a bandire incarichi a tempo indeterminato in caso di trasferimento o dimissione di medici ma conferendo solo incarichi temporanei. Gli uffici regionali competenti, però, hanno sostenuto che la delibera doveva essere attuata nonostante il contenzioso e per questo la Asl con un atto datato 9 agosto 2016 ha avviato l’iter di graduale riduzione delle sedi nell’arco di sei mesi.

La Asl, inoltre, ha ribadito che la continuità assistenziale non è un servizio di emergenza ma “un servizio che prevede la continuità, nelle ore notturne e festive, con il servizio del medico di famiglia per quelle patologie che non possono attendere l’indomani ovvero il giorno post festivo”. Per le emergenze, infatti, ovvero i casi che richiedono un intervento al di sotto dei 60 minuti, si sta potenziando il servizio di 118 con l’istituzione di nuove sedi e mezzi e l’assunzione di personale specifico.

LE REAZIONI

Pepe, Mariani e Monticelli: “Decisione avventata”

La delibera con cui la Asl di Teramo ha predisposto la chiusura delle sedi di continuità assistenziale sul territorio della provincia di Teramo è un atto talmente formale e burocratico che non ha avuto alcuna condivisione politica.

Siamo assolutamente consapevoli dell’importante processo di riorganizzazione funzionale della medicina territoriale e ben conosciamo gli atti di indirizzo contenuti all’interno del piano sanitario appena approvato.

Proprio per questo motivo è necessario che i cambiamenti avvengano gradualmente per garantire ai cittadini il mantenimento, prima ancora del potenziamento, dei servizi esistenti.

I servizi garantiti dalle guardie mediche sul territorio rappresentano un presidio di sicurezza per le cure primarie inserito nel sistema della rete delle emergenze il cui valore è assoluto e deve essere salvaguardato nella sua funzione di filtro nell’assistenza ai cittadini.

Riteniamo che non esista motivazione cogente che possa determinare nel giro di pochi mesi chiusure di questi servizi di base così vicini alla popolazione.

Pertanto abbiamo immediatamente avviato l’interlocuzione con i competenti uffici regionali affinché si arrivi a scongiurare la chiusura di queste sedi, nelle more di un processo di ampia concertazione territoriale che deve vedere coinvolti i sindaci quali primi tutori della salute dei cittadini.

Ciò che possiamo e dobbiamo fare nel programmare nuovi servizi per le cure primarie attraverso le aggregazioni funzionali territoriali nonché gli innovativi sistemi di telemedicina e teleassistenza non possono prescindere dal mantenimento di un servizio concreto e funzionante quale quello della continuità assistenziale.

L’on. Sottanelli (Abruzzo Civico) porta il caso in Parlamento

Un’interrogazione al ministro della salute Beatrice Lorenzin per scongiurare la chiusura delle guardie mediche. L’onorevole di Abruzzo Civico, Giulio Sottanelli, ha annunciato la predisposizione di un documento che verrà presentato alla ripresa dei lavori parlamentari, con riguardo particolare alle sedi di Catellalto, Nereto e Colledara la cui chiusura è prevista già dal 1 ottobre.

Il processo di riorganizzazione della sanità sul territorio”, ha detto Carlo Simone, coordinatore provinciale di Abruzzo Civico in merito alla delibera della Asl di Teramo, “non può essere calato così dall’alto, soprattutto quando si tratta di decisioni che intervengono su servizi sanitari di base e rischiano di congestionare la rete dell’emergenza, chiediamo che ci sia un confronto più ampio e che questa decisione venga ripensata”.

Questa delibera”, aggiunge Siriano Cordoni, medico di base e membro del coordinamento provinciale di Abruzzo Civico, “fa saltare quella funzione di filtro che hanno sia il medico di famiglia che quello di guardia, ovvero la funzione di selezionare i casi che devono o non devono andare in pronto soccorso, così si rischia di incrementare file nei pronto soccorso che non saranno più in grado di gestire al meglio le emergenze poiché impegnati con i casi più banali”.

Sinistra Italiana denuncia le “contraddizioni” tra Asl e Regione

Le motivazioni addotte dai vertici aziendali ci risultano alquanto deboli e ben distanti dalle necessità e dai bisogni dei cittadini dei comuni e delle zone interessate, sosteniamo le azioni che vorranno mettere in campo gli enti locali e le amministrazioni per tutelare e difendere quelle postazioni. Tutto questo avviene mentre in relazione al nuovo piano sanitario regionale si fa un gran parlare di un potenziamento della sanità del territorio, giustificando in tal senso i pesanti tagli ai presidi ospedalieri e i relativi accorpamenti di reparti e strutture. Come si concilia la recente scelta aziendale con le direttive tecniche e politiche di livello regionale? Con le dichiarazioni fatte dall’assessore Paolucci nei numerosi incontri fatti nei comuni alla presenza dello stesso direttore dell’ASL? Non è forse una gigantesca contraddizione depotenziare contemporaneamente strutture centralizzate e quelle di base? A quale modello di sanità si guarda?

Ad oggi il continuo depauperamento di servizi porta ad un esito solo: i più bisognosi, come ci ha detto recentemente l’Istat, rinunceranno a curarsi mentre chi ha possibilità economiche si rivolgerà al privato. Per evitare ciò occorre invertire la tendenza e cambiare rotta, come Sinistra Italiana continueremo a seguire la vicenda specifica e metteremo in campo le iniziative politiche ed istituzionali necessarie.

Stefano Ciccantelli (coordinatore provinciale Sel-Sinistra Italiana)

 

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