Non è il momento delle polemiche si è detto all’inizio, ma le parole sono volate al vento. Almeno nella prima parte di quella che è nata come riunione operativa tra Regione, Provincia e sindaci del territorio teramano, convocata dal Presidente Valter Catarra.
Presenti al primo dei due vertici previsti per oggi (il secondo è in corso a Giulianova in questo momento), il presidente della Regione Gianni Chiodi, l’assessore regionale alla Protezione Civile Gianfranco Giuliante ed il dirigente regionale della Protezione Civile Altero Leone, oltre ai rappresentanti della giunta regionale e provinciale e agli amministratori comunali. “Siamo di fronte ad una difficoltà complessiva e dalle 14 del giorno precedente all’emergenza abbiamo seguito passo passo lo stato di preallerta”.
“Non è vero” sbotta il primo cittadino di Pineto, Luciano Monticelli. “Nel caso de L’Aquila la Protezione Civile ha funzionato perfettamente, adesso siamo noi in difficoltà ma abbiamo visto ben poco. Fortuna che abbiamo il nostro centro operativo. Abbiamo bisogno di soldi subito, perché altrimenti non ce la facciamo. Due fiumi sono tracimati, abbiamo subito almeno 2 milioni di danni, abbiamo fango ovunque. Noi non siamo cittadini di serie B, abbiamo bisogno di un sostegno, di soldi e se è successo l’irreparabile, evidentemente qualcosa, a livello regionale, non è andato come doveva”.
Secca la replica dell’assessore regionale che con toni accesi avverte: “Non accetto attacchi sulla gestione. I rischi sono di diversa natura e vengono catalogati in base alla tipologia. In questo caso la Protezione Civile ha fatto da supporto ai volontari sparsi in tutto il territorio”.
Un elemento, questo, che non è di certo servito a quietare gli animi tra i primi cittadini. I più arrabbiati sono quelli di Pineto, Bellante e Sant’Omero, ossia i Comuni più colpiti. “Alle 3 di notte ci siamo presi le parole dai nostri cittadini” ha urlato Renzo Di Sabatino “e siamo stati zitti, perché non potevamo fare altro. O arrivano i soldi o arrivederci”.
“Ormai la Protezione Civile si sta sostituendo alle istituzioni” aggiunge Alberto Pompizi, in veste, oltre che di sindaco di Sant’Omero, anche di presidente dell’Unione dei Comuni della Val Vibrata. “C’è una grande disorganizzazione. La Val Vibrata è stata tagliata di netto dal resto della provincia, sono crollati due ponti. Non abbiamo nemmeno i cartelli per le segnalazioni delle interruzioni. Con un’ordinanza ho chiesto ai frontisti di tagliare gli alberi, perché se aspettiamo le istituzioni, arriva un’altra alluvione. Insomma, ci stiamo organizzando a livello comunale, perché dagli altri non ci aspettiamo niente. Ci dessero almeno una prima copertura finanziaria, abbiamo bisogno di fatti concreti, abbiamo spese da affrontare, mezzi che non abbiamo, tubature rotte”.
E Chiodi chiarisce: “Quando si verifica un evento di questo genere, per legge, il sindaco assume la coordinazione dei soccorsi attraverso il sistema della somma urgenza”. In sostanza, i primi cittadini affrontano le spese che devono affrontare per fronteggiare l’emergenza il più possibile “e tutti i soldi spesi saranno poi restituiti in qualche modo”.
Forte anche il grido di allarme del sindaco di Alba Adriatica, Franchino Giovannelli: “Mi sembra di essere seduto su un vulcano, una bomba ad orologeria. Ieri sera ho incontrato gli operatori turistici della zona: la stagione è vicina è il danno è spropositato. Serve un sostegno economico subito”.
Ma c’è anche il problema dei depuratori, come spiega il presidente della Ruzzo Giacomo Di Pietro. “Siamo letteralmente in ginocchio. A Tortoreto, Morro D’Oro e Pineto i depuratori sono fuori uso, la rete fognaria è scoppiata. In Vibrata ci sono molti comuni senz’acqua, speriamo di poterla riattivare entro domani”.
Le richieste, dunque, sono a senso unico: servono risorse immediate e un intervento deciso della Regione.
“Sullo stato di calamità” spiega Chiodi “ci muoveremo in sinergia con la Regione Marche, ma è necessario che ognuno di voi” ha detto rivolto ai sindaci “presenti la documentazione completa, con tanto di immagini e stima dei danni. Il terremoto de L’Aquila ci ha insegnato una cosa: si può fare tanto solo se siamo coesi. Altrimenti il rischio di commettere errori è molto alto”.
Nel corso del vertice, non è mancato un accenno ai problemi riscontrati sulla Teramo Mare. “Stamattina ho avuto un incontro con il capo compartimento Anas” ha detto Catarra. “A giorni riapriranno una carreggiata, ma il danno si è verificato subito dopo la palificata appena realizzata”. Una cosa è certa: “Non è possibile che questa superstrada crolli ogni volta” dice l’onorevole del Pd Tommaso Ginoble “cominciamo a chiedere il conto ai responsabili”.
“Nello scorso mese di novembre” aggiungono i consiglieri Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca “presentammo un emendamento al Programma Triennale 2010/2012 delle Opere Idrauliche finalizzato alla tutela e risanamento idrogeologico del territorio. Chiedemmo che nel dispositivo della delibera fosse aggiunto di determinare ogni utile iniziativa per porre in priorità assoluta l’intervento riguardante il fiume Tordino in corrispondenza del marcato restringimento dell’area golenale demaniale confinata tra la super-strada Teramo-Mare e la S.p. n.25/A tra i Comuni di Castellato e Bellante. Sono arrivati 40 milioni di euro di finanziamento per le opere idrauliche, ma quel tratto del Tordino non è stato inserito. Era sufficiente solamente 1 milione di euro per mettere in sicurezza quella parte della Teramo-Mare.”
Il prossimo 8 marzo, intanto, nella seduta del Consiglio regionale, Ruffini presenterà un ordine del giorno per impegnare il presidente Chiodi a chiedere lo stato di calamità per l’alluvione nel teramano. E sulla vicenda interviene anche il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Camillo D’Alessandro. “Dilettanti allo sbaraglio, incapaci di essere all’altezza delle situazioni, questo è il centro-destra al governo. Di fronte a chiare previsioni meteorologiche che anticipavano il rischio di precipitazioni fuori norma sul teramano con tutte le conseguenze del caso, cosa ha fatto il giorno prima la Regione Abruzzo? Ha mandato i fax ai Comuni, versione moderna del lavarsi le mani. Bisognava organizzare il presidio fisico, con unità della protezione civile, su punti sensibili per evitare accessi e transiti pericolosi, per esempio su ponti, sottopassi e gallerie. Tutto ciò però non è avvenuto”.
Intanto, oggi si è deciso di chiudere, solo di notte, dalle 20 alle 7, un altro ponte, quello sulla provinciale 553 all’altezza di Fontanelle. Anche il ponte di Castelnuovo, ieri completamente interdetto al traffico, da domani sarà chiuso solo nelle ore notturne.
Ammontano a circa 30 milioni di euro, inoltre, i danni alla rete viaria provinciale, come ha specificato l’assessore provinciale alla viabilità Elicio Romandini.A questi, naturalmente, devono aggiungersi quelli subiti dai singoli Comuni, i depuratori fuori uso, le reti fognanti idriche saltate, interi comuni senz’acqua.
“Entro un mese voglio riaprire la Pedemontana fino a Sant’Onofrio” ha annunciato Romandini “non possiamo fare programmi, invece, per la sistemazione della strada che dalla Pedemontana arriva fino sulla provinciale 259, a Garrufo, in quanto il ponte sul Salinello è inagibile e in questo caso le risorse occorrenti sono piuttosto significative e al momento non sappiamo dove attingere le risorse”. La previsione di spesa, solo per il ponte è di 2 milioni.
Si sta studiando, inoltre, la possibilità di creare un collegamento alternativo fra le due sponde in attesa della ricostruzione del ponte.
Catarra, infine, ha annunciato l’intenzione di svolgere un Consiglio provinciale ad hoc (sarà probabilmente quello di lunedì 7 marzo già convocato) per recepire le istanze dei sindaci e votare all’unanimità la richiesta d’aiuto al Governo: “Ci saranno altri momenti per valutare se e cosa non funziona nell’emergenza, mi auguro che in questa occasione vengano le logiche di parte e ci si ritrovi insieme per far fronte a questo ennesimo dramma che ci colpisce”.