Teramo. Bollette pazze, costi poco certi, controllo delle caldaie dai prezzi impossibili. Sono numerose le ragioni che hanno spinto sempre più persone a cercare forme di riscaldamento alternativi, come ad esempio, le stufe a pellet. Un mezzo utile e conveniente che, oltre alla facile installazione, consente una semplice programmazione ottenendo risultati soddisfacenti. Ma non si tratta affatto di un settore del tutto privo di problematiche.
È successo a G.C., cittadino teramano, che in autunno decide di acquistare una stufa a pellet. Nel mese di dicembre il tecnico provvede all’accensione per la modica cifra di 70 euro, ma dopo qualche giorno la stufa smette di funzionare. G.C. Chiama nuovamente il tecnico, il quale, dopo aver verificato il danno, comunica che è necessaria la sostituzione di un pezzo. Che lui, però, non ha. Bisognerà attendere. Una lunga e fredda attesa. Fino a quando l’infreddolito cittadino decide di rivolgersi alla Federconsumatori. L’associazione accerta, dunque, che il venditore non ha consegnato alcun documento per la vendita, il libretto d’uso e manutenzione non riporta il nome del costruttore, ma solo il numero di telefono di un centro assistenza, contrariamente a quanto previsto dalla legge. “In questo caso” spiega Pasquale Di Ferdinando “sono state violate molte regole in materia fiscale, sicurezza del prodotto, rispetto del codice del consumo. Valuteremo la possibilità di azione inibitoria”.