Alla base di quel feroce delitto, secondo la magistratura teramana, c’era un movente futile ma fondamentale per la sopravvivenza economica di Bisceglia, che lucrava sugli incontri con i clienti della donna e sui proventi dello spaccio di droga. Lei voleva smettere e Bisceglia questo non lo accettava. Da qui le tante liti fino al tragico epilogo: Adele Mazza fu soffocata con un filo elettrico e poi sezionata come si fa con un animale. I resti furono trasportati su un carrello porta cassette delle bevande fino alla scarpata. Ad incastrare Bisceglia sono state le tracce di sangue ritrovate nell’abitazione dell’uomo, il cui Dna è senza dubbio della vittima, ma soprattutto le sue impronte sul nastro adesivo usato per sigillare uno dei sacchi dell’immondizia dove c’era un pezzo della vittima. L’arma utilizzata per sezionare la vittima non è mai stata trovata.