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Cronaca Teramo

25 aprile, liberazione d’Italia: Anpi ricorda la Resistenza nel teramano

Teramo. Il Senatore Antonio Franchi, presidente provinciale dell’Anpi di Teramo, si prepara alla celebrazione del 25 aprile, anniversario della liberazione d’Italia, con un excursus storico sulla Resistenza nel teramano.

 

“Il genere umano sta vivendo un momento storico di una gravità inaudita. Sta combattendo una dura battaglia contro un nemico invisibile, il coronavirus che semina morte in tutto il mondo. In Italia, grazie al blocco delle attività produttive e all’isolamento imposto dalle autorità governative, la situazione è sotto controllo ma desta ancora preoccupazione. Il numero delle vittime ha superato ampiamente le ventimila unità, nonostante l’opera encomiabile dei sanitari che spesso senza dispositivi protettivi rischiano ogni giorno la propria vita. Le forze dell’ordine e i militari sono impegnati ad alleviare i sacrifici dei cittadini e a garantire il rispetto delle disposizioni restrittive, mentre le associazioni umanitarie e del volontariato sono in prima linea per assistere chi ha bisogno di aiuto e vive nell’indigenza”.

“In questa situazione che rischia di cambiare il corso della storia e che dovrebbe indurre alla solidarietà e all’unità, Alessandro Sallusti , direttore de “Il giornale”, ha avuto l’improntitudine di scrivere che “il virus ci ha fatto un regalo”. Si, perché-secondo lui- ha liberato il Paese per la prima volta nel dopoguerra della retorica sul 25 aprile.Questo attacco ignobile alla Resistenza e ai suoi valori va respinto con forza e determinazione. Sallusti non sa o fa finta di non sapere che il 25 aprile è la festa di tutti gli Italiani. Quindi è anche la sua festa perché gli consente da uomo libero di scrivere quello che vuole. Io, a differenza di Sallusti, amo il 25 aprile. La stragrande maggioranza degli Italiani non la pensa come lui e ama il 25 aprile. Eredi degli ideali del primo Risorgimento i protagonisti della Resistenza e della lotta di Liberazione diedero vita al secondo Risorgimento che ha restituito la libertà e la dignità al popolo Italiano. E allora, perché mai dobbiamo rinunciare alla festa della Liberazione? Io non ho mai sentito che la libertà divide un popolo. Vi immaginate un Americano che rinunci alla festa di Indipendenza del 4 luglio ? Vi immaginate un Francese che dimentichi il 14 luglio, la presa della Bastiglia? Nessun Paese ha mai abiurato o negato il giorno della sua liberazione. Solo chi non sente l’amore di patria si ostina a non riconoscere la data di nascita della sua libertà. La nostra data di nascita è il 25 aprile 1945. E siamo sicuri che questa data unisce, rinsalda il vincolo di tutti gli Italiani. Compito nostro è quello di tener viva la memoria e di trasmettere alle nuove generazioni questo patrimonio politico, etico e morale perché comprendano e riflettano come è nata la nostra repubblica. A chi dobbiamo la nostra libertà e la nostra democrazia? Lo dobbiamo ai partigiani di ogni colore politico che si immolarono sulle nostre montagne e nelle valli. Non lo dobbiamo certo a chi era dall’altra parte. Non lo dobbiamo a chi teneva bordone alla Germania Hitleriana che trucidava i nostri soldati a Cefalonia. Non lo dobbiamo a chi scelse di difendere i principi antisemiti contenuti nella Carta di Verona. Non lo dobbiamo a chi collaborò a rappresaglie e si macchiò di gravi eccidi. Non lo dobbiamo a chi condivise la tremenda responsabilità di quanto avvenne nel ghetto di Roma con la deportazione in massa degli Ebrei nei campi di sterminio. Non lo dobbiamo a chi ispirò, organizzò e condivise la strage di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e di Pietransieri”.

La Resistenza nel teramano. “A questo punto domando: quanti cittadini conoscono la Resistenza nel teramano? Quanti sono edotti sul ruolo avuto dalla nostra gente nell’ epopea della lotta di Liberazione? A Teramo e provincia durante il ventennio fascista lo spirito di rivolta non si era mai spento, mai sopito. Molti antifascisti avevano subito le angherie del regime, avevano conosciuto il confino, le persecuzioni e il carcere. Ancor prima della caduta del fascismo,tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943, gli studenti dell’istituto tecnico e del liceo classico formarono raggruppamenti antifascisti. Essi si chiamavano Glauco e Manfredo Mobili, Lucio Liberi , Nino Forti, Franca Lancia, Mario Ambrosini, Iwan Costantini, Gianni Nisii, Giorgio Valente, Giuliana Valente,che era poco più di una bambina. Questi giovani costituirono il nerbo della lotta partigiana che di lì a poco sarebbe iniziata. Dopo l’8 settembre 1943 gli antifascisti Ercole Vincenzo Orsini, Mario Capuani, il leggendario Armando Ammazzalorso, l’intrepido Felice Rodomonti, l’impavido felice Mariano Franchi, il capitano dei carabinieri Ettore Bianco, il capitano Giovanni Lorenzini, il tenente Gelasio Adamoli che diventerà sindaco di Genova e senatore della repubblica e tanti altri organizzarono la Resistenza che presto dilagò e divenne lotta di popolo. Scelsero una zona impervia , difficile da individuare dove accorsero migliaia di giovani. Era il 25 settembre 1943. Pensate! Bosco Martese rappresentò il primo scontro in campo aperto avvenuto in Italia con i nazisti invasori. La battaglia più cruenta e durò a lungo. I nazisti, i signori della guerra furono costretti a ripiegare dopo aver lasciato sul campo oltre 50 morti e tanti feriti. Sulle nostre montagne fu scritta una delle pagine più belle della Resistenza Italiana. Erano giovani di diverso credo religioso e di diverse nazionalità. Tutti animati da un solo sentimento: la riconquista della libertà. Noi teramani abbiamo pagato un prezzo altissimo per la riconquista della democrazia.

Il 26 settembre i nazisti fucilarono i carabinieri di Valle Castellana, colpevoli di essersi schierati con i partigiani. All’alba del 27 settembre i nazifascisti circondarono la casa di Mario Capuani a Toricella Sicura. Lo arrestarono e lo condussero al bosco, nei luoghi della battaglia. Lo sottoposero a interrogatorio. Volevano da lui i nomi degli insorti. Capuani si comportò da eroe e da grande Italiano. Lo assassinarono con un colpo alla nuca. Il 13 dicembre cadeva a Montorio Ercole Vincenzo Orsini per mano di un commando fascista. Orsini era la mente politica della Resistenza. Tanti furono i teramani che caddero per la libertà: Francesco Martella, Renato Molinari ,Alberto Pepe, gli eroi di Pietralta, Berardo D’Antonio, Romolo di Giovannantonio, i martiri di Cartecchio, i ragazzi della caserma Rossi , assassinati il giorno prima della Liberazione di Teramo. L’ultima nefandezza compiuta dai nazisti ormai in fuga. Certo, non è questa l’Italia per cui le forze migliori diedero la vita durante la Resistenza e la lotta di Liberazione. La situazione economica è grave e il coronavirus la renderà purtroppo drammatica. Abbiamo 5 milioni di poveri. Aumentano ogni giorno le disuguaglianze: il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza nazionale. Vasti settori del ceto medio sono scivolati ormai nella miseria. Tutti sanno che non c’è libertà senza giustizia sociale. A pagare il prezzo più alto sono i giovani, che spesso con una laurea sono costretti a coniugare la loro disperazione andando su e giù per i corsi delle loro cittadine senza intravvedere la possibilità di inserirsi in qualche modo nel processo produttivo. E io dico che una società che non assicura un avvenire ai i propri figli, è una società ingiusta. Una società maledetta che va cambiata nel suo profondo. Ecco la necessità e l’urgenza di impegnare tutte le forze democratiche, laiche e cattoliche, gli uomini di buona volontà e soprattutto le nuove generazioni in una battaglia per affermare un diverso ordine politico ed economico internazionale basato sulla difesa del clima, sulla crescita culturale, sul superamento delle disuguaglianze, sull’accoglienza, sulla democrazia, sulla Pace”.

“Oggi la Resistenza vive nella Costituzione repubblicana che è il fondamento della nostra libertà e della nostra democrazia: la fonte delle leggi alla quale ciascun cittadino deve informare la sua condotta. La Costituzione non è dei governi, ma appartiene al popolo. In essa ci sono le intuizioni di Mazzini, i propostiti di Cavour, le idee di Cesare Beccaria. “Amiamo la Costituzione” è stato l’ultimo ammonimento del presidente Mattarella. Essa non è un pezzo di carta , ma il frutto di lotte, di sacrifici e di sangue. Sono ormai anni che i nazifascisti e i sovranisti di tutti il mondo soffiano sul fuoco di razzismi ed etnie. In Italia assistiamo ogni giorno a rigurgiti antisemiti e xenofobi che costituiscono una minaccia per la democrazia. L’odio contro la senatrice Liliana Segre mi ha fatto rabbrividire. Che in un Paese come il nostro si debba assegnare la scorta a una donna che è la testimone vivente della tragedia nazista della Shoah è una ignominia. Una vergogna! Quando apprendo che il sindaco di Predappio nega il contributo del comune a 2 ragazzi per una visita al campo di concentramento di Auschwitz io insorgo. È un gesto inqualificabile, un oltraggio alla memoria. Quando sento che a Desio una donna dice ad un bambino che ha la pelle scura :“ brutto negro, non puoi sederti vicino a me”. Il suo è un atto di barbarie e di crudeltà. “Balottelli è un negro che non diventerà mai un Italiano “. Chi fa un affermazione cosi deplorevole è un razzista. Attenti a minimizzare. Guai a girarsi dall’altra parte. L’indifferenza prepara il peggio. Il fascismo nel 1922 arrivò cosi. La memoria è l’unico antidoto, l’unico rimedio al ripetersi dell’infamia della storia. Quando non si coltiva la memoria è l’oblio che prende il sopravvento. A voi cittadini, lancio un appello. Non date retta a chi vuole spianare i campi rom. Non date retta a chi con cinismo intende speculare sull’immane tragedia dei migranti, che spesso provengono da situazioni terribili e disperate . Non date retta ai populisti e ai sovranisti che indicano scorciatoie pericolose . L’Italia ha conosciuto altri sovranisti , altri nazionalisti. E fu trascinata dopo venti anni di dittatura nella tragedia della guerra .Bene ha fatto papa Francesco ad intervenire con la sua sapienza e autorevolezza. Sono preoccupato –ha detto- perché sento discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. “Prima noi , prima i tedeschi “. Sono pensieri che fanno paura”.

“E’ a voi giovani, che rappresentate il futuro e la linfa della nostra democrazia, che io voglio rivolgermi. Lo so. La mia generazione ha compiuto tanti errori, non sempre ha compreso le vostre esigenze e i vostri linguaggi. Fate perciò bene a seguire l’esempio di Greta. Continuate a protestare. Soltanto così potrete salvare il mondo dalla catastrofe ambientale. Fate bene a scendere in piazza contro il pericolo della destra al canto di Bella Ciao. Conquistate altri giovani. E soprattutto prendete coscienza che l’avvenire vostro, il vostro domani si potrà costruire soltanto in una Italia che sia più giusta e solidale e in una Europa che non sia più espressione delle lobby finanziarie , ma una casa comune che valorizzi il lavoro, la persona e la sua dignità, che abbandoni la politica dei pregiudizi e sappia interpretare le esigenze, i bisogni, le aspirazioni dei popoli svolgendo un ruolo determinante per far fronte alle enormi difficoltà finanziarie createsi con il dilagare della pandemia. Sappiatelo! La libertà è un bene assoluto, non si conquista una volta per tutte,come ammoniva il partigiano Sandro Pertini, ma va difesa ogni giorno contro le insidie che sono sempre in agguato”.