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Convento Mosciano, parla padre Carlo: “Toni esasperati”

Mosciano. Equivoci, malintesi, vicende raccontate in “maniera inadeguata”. Sulla vicenda del Convento SS. Sette Fratelli di Mosciano interviene il ministro provinciale padre Carlo Serri. Di lui si è parlato tanto nelle ultime settimane, da quando si è diffusa la notizia del trasferimento dei due frati minori padre Carmine e frà Pasquale, con la conseguente chiusura del convento.

In una nota, la Curia Provinciale dei Frati Minori S. Bernardino da Siena, per mandato dello stesso Ministro Provinciale, chiarisce la vicenda in sette sintetici punti. Nei quali bacchetta prima la stampa e poi lo stesso padre Carmine.

“I giornalisti che hanno scritto almeno una ventina di articoli citando continuamente il Ministro provinciale P. Carlo Serri, in realtà non lo hanno mai incontrato, né mai hanno parlato con lui, né mai si sono peritati di chiedergli informazioni di nessun tipo. I Frati Minori d’Abruzzo dissentono dalla descrizione dei fatti che emerge dai resoconti della stampa”. La Curia Provinciale non comprende “come alcune persone possano descrivere eventi di cui non sono stati testimoni e che vedono come protagonisti i soli frati. Ci riferiamo ai colloqui diretti del Ministro provinciale con Padre Carmine Serpetti o Fra Pasquale Memmo. Qualunque sia la fonte delle informazioni raccolte, i giornalisti avrebbero dovuto, per correttezza, verificarne l’attendibilità, consultando le persone interessate”.

Padre Carmine, appunto. E’ duro il commento nei suoi confronti. “Padre Carmine è un frate minore, professo solenne, che si è liberamente impegnato con voto, dinanzi a Dio e alla Chiesa, a vivere per tutta la vita in obbedienza, castità e senza nulla di proprio, secondo la Regola di san Francesco e le Costituzioni dei Frati Minori. Come tutti i frati, è tenuto in coscienza a praticare i voti che ha professato, se intende permanere nella vita religiosa alla quale si è liberamente consacrato. In particolare, per quanto riguarda la proprietà, ricordo un articolo delle Costituzioni Generali dei Frati Minori, che rispecchia l’insegnamento di san Francesco sulla povertà: Come retribuzione del lavoro i frati ricevano le cose necessarie e ciò con umiltà. Tuttavia, qualunque cosa acquistino con la propria industria o in ragione dell’Ordine, o ciò che ricevono in qualsiasi modo sotto forma di pensione, sovvenzione o assicurazione, appartiene alla Fraternità. Un frate francescano dunque, in quanto ha professato la povertà evangelica, non è proprietario di nulla, né di libri, né di denaro, né della cassa parrocchiale”.

I Frati Minori d’Abruzzo esprimono, poi, piena e convinta fedeltà a Mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri, e fraterna solidarietà al nuovo parroco don Marco Trivisonne.

Crediamo che tutti dovrebbero conservare moderazione e serenità, senza ricorrere a ricatti morali o immagini volutamente violente. La descrizione offerta dai giornali, di Padre Carmine come di un uomo disperato, che ha deciso di lasciarsi morire per il dispiacere, contrasta radicalmente con quanto un sacerdote cattolico dovrebbe credere e praticare. L’accanimento verbale e l’esasperazione dei toni non giovano a risolvere problemi che andrebbero affrontati in semplicità e mitezza francescana. Un religioso dovrebbe sempre operare scelte dettate dalla fede e non dalle sue opinioni personali. La preghiera e lo spirito di obbedienza aiuterebbero molto di più a vivere umilmente i valori della vocazione religiosa”.