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Teramo, pista ciclabile di Colleparco. Per il Ciclat “un manuale di errori” FOTO

Attenzione nella progettazione e nella realizzazione delle piste ciclabili. E’ quello che chiede il Ciclat che, sul breve tratto appena realizzato a Colleparco, 170 metri che vanno dall’incrocio con via Balzarini (la strada dell’Università) fino all’incrocio con via Melarangelo, segnala una serie di anomalie.

“Tralasciando considerazioni sulla reale utilità di un percorso di qualche decina di metri”, si legge nella nota del Ciclat, “che unisce un non luogo ad un altro (in futuro, speriamo, la mini pista verrà collegata con qualche punto di interesse del quartiere, se non della città), ci preme evidenziare come la progettazione di piste ciclabili (che, per il codice della strada, sono considerate strade a tutti gli effetti) sia puntualmente regolamentata, oltre che dal Codice della Strada stesso, anche dal D.M. 557/1999. Tale norma prevede che la larghezza di una pista ciclabile “in sede propria”, come quella in questione, a due corsie di marcia, sia di m. 2,50, con una pendenza che non può superare il 5%. Le corsie della nostra pista, oltre che essere molto più inclinate, hanno una larghezza che non raggiunge i 2,50 e, nella curvetta verso via Melarangelo, si restringono ulteriormente senza nessuna segnalazione. Ma la cosa più eclatante è la squillante colorazione blu della segnaletica orizzontale, non prevista da nessuna normativa (il blu viene utilizzato solo per gli stalli di parcheggio a pagamento), visto che il codice della strada e il relativo regolamento prevedono il colore bianco sia per le strisce di corsia che per i pittogrammi”.

Ma oltre a ciò sono segnalate anche le linee di “stop” poste in corrispondenza dei passi carrabili, dove la pista si interrompe e viene raccordata da un attraversamento ciclabile, (“invenzioni che non trovano riscontro nella normativa”), sulle quali sarebbe stato più corretto utilizzare le linee di corsia discontinue, mancano i segnali di inizio pista dopo ogni passo carrabile e le auto in sosta nei parcheggi adiacenti la pista, non avendo i “ferma ruota” spesso invadono la pista ciclabile con grave rischio per i ciclisti.

“Ce n’è da scriverci un trattato”, conclude il Ciclat, “e si rimane meravigliati di come il progettista abbia potuto produrre un simile insieme di inesattezza e come chi ha validato il progetto non abbia notato la non conformità alle norme. Speriamo che chi di dovere provveda a risolvere le problematiche descritte e che, soprattutto, si attivi perché simili errori non si compiano più”.