Un duro colpo al sistema dei servizi che sostiene le vittime della tratta e dello sfruttamento. Gli enti sociali, pubblici e privati, impegnati da anni nell’assistenza agli adulti e ai minorenni vittime del racket e di organizzazioni senza scrupoli contestano con forza la decisione del Governo di sopprimere le 14 postazioni locali del Numero Verde Nazionale Antitratta per sostituirle con un’unica postazione centrale.
Una contrarietà fortemente condivisa dagli enti non profit che gestiscono il Numero Verde. Tra queste, l’associazione On The Road di Martinsicuro che denuncia la gravità di tale decisione, considerato che le postazioni locali non si limitano ad una semplice funzione di ascolto e di informazione, ma costituiscono un elemento essenziale delle reti formate nei diversi territori dalle forze dell’ordine, dal terzo settore e dai servizi sociali.
Le postazioni locali sono in grado di attivare una risposta immediata, 24 ore su 24, alle richieste di aiuto che vengono dalle vittime, ma anche dalle forze di polizia e dai servizi sociali, proprio perché sono perfettamente integrate in un sistema territoriale di contrasto e di assistenza.
C’è sconcerto poi per il modo in cui si è arrivati, da parte del Governo, a questa decisione: è stata inviata a tutti gli enti una comunicazione 10 giorni prima della scadenza delle convenzioni, non permettendo così la tempestiva attivazione di una soluzione alternativa e facendo perdere il posto di lavoro a 80 operatori altamente specializzati.
Gli enti impegnati nel contrasto della tratta e dello sfruttamento denunciano, inoltre, una più generale volontà di smantellamento complessivo di un sistema di intervento considerato un modello di eccellenza in tutto il mondo.
La decisione di chiudere le postazioni locali del Numero Verde Antitratta, infatti, segue altri due atti altrettanto gravi. Il primo è quello dell’azzeramento dei fondi destinati all’attività di primo contatto, in strada e indoor, per far emergere i fenomeni della tratta e del grave sfruttamento e alla pronta assistenza di tre mesi per le vittime che decidono di uscire dalla loro condizione di assoggettamento (secondo quanto previsto dall’art. 13 della legge 226/2003, “Misure contro la tratta di persone”). Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha assicurato che i soldi, un totale di 2,5 milioni di euro, verranno, alla fine, trovati. Ma, al momento, si è ancora in attesa di conferma ufficiale.
La seconda decisione riguarda la riduzione di 800mila euro dei fondi destinati, invece, ai progetti di inserimento sociale a favore delle vittime. Se si considera che l’ammontare totale dei fondi stanziati è stato, negli ultimi anni, pari a circa 4,5 milioni di euro, si è in presenza di un taglio di quasi il 18%.
Gli enti coinvolti e On The Road chiedono dunque al Governo il reperimento dei 600mila euro necessari per assicurare il funzionamento delle postazioni locali del Numero Verde Antitratta per tutto il 2010, la convocazione di un tavolo tecnico sulla tratta composto da istituzioni centrali e locali e dal terzo settore, istituito formalmente, ma mai realmente attivato, per ridefinire insieme l’assetto complessivo del sistema di aiuto alle vittime.
“Un sistema che ha assicurato assistenza e integrazione sociale a oltre 14mila persone e prodotto un congruo numero di denunce, arresti e condanne di criminali e sfruttatori” scrivono in una nota “non può essere liquidato per fare qualche piccolo risparmio di cassa”.