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Teramo, intervento dell’Istat e svolta per i disoccupati esclusi dal Centro per l’Impiego

Riformulare la graduatoria con le opportune modifiche e consentire anche a tutti i lavoratori esclusi in precedenza di poter vedere ristabiliti i propri diritti così come previsto dalla legge. Ci sarebbero dei clamorosi sviluppi nella vicenda dei disoccupati lasciati fuori nella selezione del Centro per l’Impiego di Teramo per addetti all’immissione dati che devono essere assunti dalla ASL di Teramo tramite liste dei disoccupati.

Dopo le proteste di alcuni lavoratori che lamentavano una esclusione dovuta non alla mancanza del titolo ma ad una nomenclatura diversa del titolo stesso, è intervenuta anche l’Istat chiamata in ballo da quelle che qualcuno aveva definito “starne classificazioni”. Con un comunicato ufficiale inviato al Cpi di Teramo e, per conoscenza, alla Asl, l’Istat chiarisce in modo ufficiale che “il codice riportato nel bando e la relativa qualifica non è una qualifica specifica e si riferisce all’unità professionale addetti all’immissione dati e che quindi tutte le professioni inserite in tale gruppo sono considerate equivalenti tra di loro e non andavano quindi escluse dalla selezione”.

L’Istat ha, inoltre, chiarito che l’ultimo livello gerarchico ufficiale della classificazione è il quinto, denominato “Unità professionale” formato da cinque cifre, considerando,dunque, non in linea con le sue direttive l’usanza di emanare bandi con codici a sei o sette o più cifre che restringono le graduatorie spesso a singole persone, escludendo altre presenti nella medesima unità professionale.

Nonostante queste indicazioni, però, la Provincia di Teramo ha deciso di rimettere tutto nelle mani della Asl che, a sua volta,si è appellata alla Regione. Per questo motivo gli esclusi temono una ulteriore beffa e chiedono al Cpi di Teramo di riformulare semplicemente la graduatoria, tenendo conto solo di quanto previsto dalla legge, restituendo alle persone escluse in maniera ingiusta di poter essere inserite negli elenchi.

Perché sono in molti a temere che, malgrado tale pronuncia, alla fine, “in caso di azioni del Ministero o di altri enti a tutela del rispetto delle regole, si deciderà di annullare il tutto ricorrendo magari ancora una volta al lavoro interinale il cui metodo di selezione è noto a tutti e aggirando quindi le liste dei centri per l’impiego”.