Sono sensazione contrastanti quelle che si respirano ad Alba, dopo la liberazione di coloro che hanno preso parte all’omicidio di Emanuele Fadani (ucciso lo scorso 10 novembre). Sulla vicenda l’associazione “Per non dimenticare” nata sulla scia dell’episodio di sangue, ha diramato una nota molto critica nei confronti della decisione assunta dal gip del tribunale di Teramo, Marina Tommolini, e su quello che è accaduto la scorsa notte ad Alba, visto che nelle abitazioni dei rom, ieri sera, si sarebbe festeggiato a lungo per la scarcerazione dei due cugini per decorrenza dei termini di custodia cautelare. “ Innanzitutto è necessario ringraziare il prezioso lavoro del pm Roberta D’Avolio”, recita la nota, “ che si trova a fronteggiare oltre ai criminali conclamanti anche un potere contrastante all’interno della stessa procura di Teramo. Finalmente è terminato, invece, il lavoro del gip Marina Tommolini, che ha impartito lezioni di giustizia differenti da quelle illustrate dal codice, dallo stato di diritto o dalla semplice morale”. Al di là del provvedimento di rimettere in libertà i due nomadi per l’omicidio di Emanuele Fadani (per il gip si tratta di omicidio preterintenzionale e non volontario), quello che non viene digerito dai componenti dell’associazione, sono alcuni passaggi dell’ordinanza del gip, relative allo stato psico-fisico del commerciante di Alba nel momenti in cui fu colpito a morte con un pugno. “La valenza simbolica, sociale ed educativa che emergono dal decreto del gip”, prosegue il documento, “ non devono essere prese ad esempio da nessuno. Le persone vanno rispettate e tollerate anche quando esse si trovano in uno stato di stanchezza, ubriachezza o dipendenza. La civiltà, l’integrazione e il rispetto prescindono da tutto. A tutti coloro che avevano accusato l’associazione di intolleranza, ricordiamo che le uniche persone discriminanti sono state coloro che prevedono nello stato di ubriachezza una attenuante dell’omicidio preterintenzionale o doloso che sia. Noi non siamo razzisti, ma ci viene il sospetto che la giustizia possa essere razzista nei confronti di persone ubriache”. Nella lunga lettera, gli attivisti dell’associazione, molti dei quali erano amici di Emanuele, affrontano altri due argomenti: la presunta richiesta di droga che uno dei rom avrebbe fatto all’amico di Fadani e una punzecchiatura a Nazzareno Guarnieri, presidente dell’associazione Rom Sinti Politica. “ Relativamente al motivo scatenante dell’omicidio”, dicono, “ quella delle richiesta di droga è un elemento avanzato solo dalla difesa. Invitiamo, invece, il presidente dell’associazione Rom Sinti a chiarirci i motivi per i quali, dopo la scarcerazione dei cugini Levakovic, nelle case dei rom si è festeggiato con alcool e musica ad alto volume. Il lutto e il dolore di famiglie rovinate da esponenti della sua etnia non tramonta mai. Sarebbe giusto se noi festeggiassimo al loro dolore?”.