Oggi, sono gli stessi cittadini a convocare la stampa locale per chiarire le motivazioni che li hanno spinti a ricorrere nuovamente al Tribunale Amministrativo.
“Il Comune non ha fatto altro che ripresentare le stesse procedure per cui il Tar si era pronunciato in maniera negativa” spiega Alfonso Marcozzi. “Noi non abbiamo altre armi, se non quella del ricorso, per far capire che un’alternativa esiste”.
E l’alternativa è il progetto approvato dall’ex Giunta Chiodi nel 2005, la n.173 del 30 marzo, che prevedeva la realizzazione dello svincolo in un’area diversa, con terreni già espropriati. E soprattutto, un progetto che consentiva un risparmio di un milione di euro, oltre ad essere meno impattante per l’ambiente.
Il muro contro muro si fa sempre più pressante: da una parte il comitato di quartiere, dall’altra l’amministrazione comunale. In mezzo un’opera fondamentale per la viabilità teramana, che va avanti ormai da più di trent’anni.
“Le opere di questa natura” continuano i rappresentanti di quartiere “ce le porteremo dietro in eterno. Per questo non abbiamo nessuna intenzione di mollare. Non è vero che noi siamo contro le strade, noi siamo contro questa strada, perché l’alternativa c’è e lo sappiamo tutti”.
All’accusa di Brucchi, secondo cui il ritardo dell’apertura dello svincolo comporterebbe un ulteriore rinvio dell’inaugurazione dell’intero Lotto Zero, Marcozzi risponde con un secco “non è vero. Lo svincolo non interferisce nella maniera più assoluta. La loro è solo una presa di posizione prepotente. Noi non siamo fondamentalisti, ambientalisti ad ogni costo, siamo per l’alternativa, non per il feudalesimo”.
Intanto, per oggi era prevista la ripresa dei lavori sullo svincolo, in attesa della sentenza del Tar del prossimo 14 luglio. I macchinari, tuttavia, sono fermi e il cantiere chiuso. L’attesa continua.
Marina Serra