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Teramo, i precari della Provincia si appellano al Vescovo

Teramo. I precari della Provincia non si danno per vinti. La scadenza del 30 giugno si avvicina inesorabile e da quel giorno potrebbero dire addio al sogno e alle speranze di un futuro da costruire o da mantenere.

Per questo hanno deciso di rivolgersi al Vescovo della Diocesi di Teramo-Atri, Mons. Michele Seccia, che li ha accolti questo pomeriggio nel salone dell’Episcopio.

Mons. Seccia ha ascoltato la loro storia, i loro timori. Una storia fatta di un precariato lungo anche dieci anni, di professionalità che sono cresciute, di giovani che hanno messo a disposizione tutto il loro sapere e di gente comune che sulla certezza di quel posto di lavoro ha costruito una famiglia.

Un lavoro che adesso rischia di essere mandato in fumo, come se nulla fosse, causando quello che loro stessi definiscono “il fallimento della vita”. Con tanti ringraziamenti per quanto fatto finora.

“Scriverò una lettera al presidente Valter Catarra e all’amministrazione provinciale” ha assicurato il Vescovo “e farò presente queste vostre istanze. La situazione dei lavoratori che vanno avanti solo con il precariato è un principio che va contro la dignità della persona e del lavoratore. Non so se riuscirò a far cambiare rotta agli amministratori, ma mi farò portavoce delle vostre paure”.

Marina Serra

 

La lettera che i precari hanno inviato a Mons. Seccia

Eccellenza eminentissima,
le scriviamo perchè pensiamo che lei possa comprendere quanto stia accadendo alle nostre famiglie. Siamo un gruppo di genitori dei precari dell’ente Provincia di Teramo.
Il loro contratto a fine giugno non sarà rinnovato non per mancanza di lavoro e di fondi ma per scelte politiche,  e probabilmente molti di loro non riusciranno nemmeno a confluire in una società _ definita in house _ che la Provincia sta creando per far svolgere i servizi e sulla quale nutriamo forti dubbi sulla sua tenuta nel tempo e sulla sua prosperità.
Eccellenza, questa decisione metterà in mezzo a una strada molti dei nostri figli. Sono ormai cresciuti, ma
sono parte importante dei nostri cuori e delle nostre famiglie. Hanno tutti fra i 35 e i 40 anni, alcuni anche di più. Hanno dedicato anni e anni all’amministrazione provinciale, gli anni migliori, quelli in cui avrebbero potuto tentare con successo anche altre strade.
Ma non l’hanno fatto, pur impegnandosi al massimo e con risultati ottimi, con premi e riconoscimenti anche ministeriali. Ma questo non basta,non bastano i nostri sacrifici per farli migliorare e progredire nella vita, non basta l’impegno profuso ed i risultati ottenuti nei lunghi anni di lavoro. Adesso, a 40 anni, per loro diverrà difficile reinserirsi nel mercato del lavoro, se non impossibile.
Tanto più che in questo momento la crisi economica irrompe prepotente nella nostra quotidianetà  ed il Governo è costretto a chiedere a tutti noi ulteriori sacrifici. Ma rischiamo di non avere più nulla su cui fare sacrifici e questo  fa paura. I precari non sono tali per scelta ma per l’incapacità da parte di Altri nel fornire risposte e soluzioni al problema del lavoro.
Noi ed i nostri figli abbiamo fatto grandi sacrifici sia per il traguardo della laurea ed anche oltre, sono figli già sposati che a loro volta hanno altri figli. Rimanere senza lavoro con una famiglia a carico si ripercuoterà anche su tanti bambini. Eccellenza, noi ormai non dormiamo più sapendo quel che accadrà a loro. E lei, che è il pastore della nostra Diocesi, ci può capire. Può capire la nostra preoccupazione, la nostra angustia quotidiana. Noi pensiamo che lei, meglio di chiunque altro, può rappresentare ai politici che hanno preso la decisone di non rinnovare il contratto, quanto le abbiamo illustrato. Pensiamo che solo lei possa far capire loro concetti come la Carità, la Solidarietà, la Fratellanza che dovrebbero, a dire il vero, muovere l’operato di tutti gli amministratori, a prescindere dal colore politico di appartenenza.
La ringraziamo, nella speranza che lei possa prendere le nostre sofferenze e farle manifeste ai politici del nostro territorio,per noi, per i nostri figli e per i loro bambini , il nostro comune futuro.