Un grande polverone che lascia strascichi pesanti. Dopo i reclami di alcuni genitori che avevano lamentato la presenza di immigrati che fumavano spinelli sulle scale della scuola elementare alla Noè Lucidi, costringendo il dirigente scolastico a sospendere i corsi di italiano per stranieri, infatti, sembrano essersi chiuse tutte le porte all’ospitalità del Centro provinciale per l’educazione degli adulti di Teramo che attualmente non riesce a trovare ancora una sede e non è ancora chiaro quando e dove potranno riprendere le lezioni mattutine.
“Stiamo lavorando per cercare una soluzione alternativa”, ha spiegato il dirigente del Cpia Teramo, Pierluigi Bandiera, “che possa garantire una maggiore sicurezza e rassicurazione, limitando al massimo i contatti tra gli adulti e i bambini, prevedendo dove è possibile, ingressi e orari separati. La nostra, infatti, è una scuola pubblica a tutti gli effetti, con sede a Montorio, che si avvale di punti di erogazione del servizio sul territorio per andare incontro alle esigenze degli stranieri presenti in provincia”.
L’episodio spiacevole della scorsa settimana, inoltre, ha rallentato di molto lo svolgimento delle attività del centro Eda per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano agli stranieri visto che, nonostante i quasi 800 iscritti, si deve ancora trovare un punto di accordo tra istituzioni scolastiche ed enti locali per individuare una sede idonea e accogliente per questa struttura.
Ma soprattutto resta grave, per coloro che con i ragazzi incriminati hanno avuto a che fare, il comportamento dei genitori che, senza verificare in alcun modo i loro sospetti, hanno attaccato in maniera gratuita i ragazzi, infangandone la reputazione. Si tratta, infatti, di una quindicina di rifugiati minorenni non accompagnati, di 16 e 17 anni, assistiti dalla Caritas, per i quali l’atteggiamento subito potrebbe avere ripercussioni pesanti. Secondo quanto raccontano alcuni testimoni, infatti, l’unica loro colpa è stata quella di aver preparato una sigaretta con le cartine e appare, dunque, quanto meno sospetta l’accusa rivolta loro di aver risposto a brutte parole, visto che non conoscono ancora la lingua italiana.