Giulianova. Sta vivendo un incubo ormai da sei anni, da quando si è separato dalla moglie. Del suo stipendio non sa ormai più nulla dovendo garantire gli alimenti all’ex moglie e ai due figli di 19 e 17 anni, oltre a dover far fronte ad una serie di spese, al 50 per cento, che emergono per iniziative che la donna porterebbe avanti per i suoi figli, come ad esempio la compartecipazione delle quote nell’iscrizione del figlio ad una scuola provata.
Questa mattina Antonio Cerquone, 45 anni originario di Giulianova ma residente a Cologna Spiaggia, in via Bozzino, ha deciso di protestare, di portare all’attenzione dell’opinione pubblica il suo dramma. Si è incatenato dinanzi all’ingresso del Tribunale di Giulianova, esponendo un manifestato che riepiloga la sua vicenda. La goccia che ha fatto traboccare il vaso l’atto di pignoramento, notificatogli nella giornata di ieri, per una somma che dovrebbe pagare di circa 2mila euro.
“Io voglio pagare, ho chiesto una rateizzazione di 100 euro al mese”, racconta Antonio Cerquone, “non posso permettere di più. Lo stipendio, al netto del mutuo, è di 1033 euro al mese. Ma dall’inizio dell’anno non lo vedo proprio perché se ne va per una serie di spese che devo all’ex moglie. Ho sempre mantenuto fede ai miei impegni. Ora non ho più nulla”. Lavora come assistente dei laboratori all’Ipsia di Giulianova, garantendo inoltre la manutenzione delle macchine. L’appartamento in cui viveva era cointestato con l’ex moglie. E’ stato messo in vendita un anno fa ma ancora non ha trovato acquirenti. Le uniche cose che gli sono rimaste una vecchia macchina e un giubbino con cui stamane si è presentato in tribunale per protestare, conservando intatta la dignità di un uomo certamente ferito nell’orgoglio, calpestato anche nei diritti.
Dallo scorso mese di febbraio ha attuato una forma di sciopero della fame. Si nutre solo di una tazza di latte e in 77 giorni di digiuno è dimagrito di 12 chili. Il medico lo ha costretto a delle analisi del sangue per tenere sotto controllo il quadro clinico. “Ma non posso ritirare le risposte in ospedale”, ha aggiunto l’uomo, “perché non ho i soldi per poter pagare la prestazione sanitaria. In banca ormai il mio conto corrente è perennemente in rosso. Chiedo semplicemente giustizia. Voglio che questa mia storia diventi pubblica. Se sarà necessario ricorrerò anche alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo”. Sul posto sono anche arrivati i carabinieri per accertarsi che le intenzioni di Antonio Cerquone fossero assolutamente pacifiche. Poco prima di mezzogiorno l’uomo si è slegato dalla catena, tornando sul posto di lavoro, nella speranza che questo incubo possa quanto prima finire.
Lino Nazionale