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Pedofilia, prete arrestato a Teramo, il dolore del vescovo Seccia

Teramo. Non tradisce le sue emozioni Michele Seccia, vescovo della diocesi Teramo-Atri, che lancia messaggi di partecipazione al disagio e al dolore sopportato dalla famiglia della bimba vittima delle attenzioni sessuali del prete-pedofilo.

 

In una nota diffusa dalla curia di Teramo, Monsignor Seccia fornisce qualche particolare in più sulla squallida storia e ricorda la collaborazione assicurata agli inquirenti nella ricostruzione di tutto l’accaduto. Il sacerdote arrestato (A.D. di 39 anni, di origini indiane), infatti, era stato sospeso dall’esercizio ministeriale non appena il vescovo era venuto a conoscenza dell’episodio, nel dicembre del 2009, dunque pochi giorni dopo il caso presunta pedofilia. L’episodio al centro di tutta l’inchiesta si sarebbe verificato lo scorso 19 dicembre (giorno di San Berardo), quando il sacerdote avrebbe fatto visita alla bambina di 10 anni, che era in casa probabilmente con la sorella. sembrerebbe, che il religiodo indiano avrebbe preso la mano della bimba per farsi accarezzare i genitali. Il sacerdote,fa sapere la curia, ha prestato servizio nella diocesi, in virtù di una convenzione con la diocesi di origine e che il rientro temporaneo in India (il religioso è stato arrestato ieri, al rientro in Italia, per effetto di un ordine di custodia cautelare firmato dal gip di Teramo), era stato dettato solo ed esclusivamente da esigenze di natura familiare, visto che la madre del missionario è gravemente malata. “ Il vescovo”, prosegue la nota, “ nel confermare la piena collaborazione con l’autorità giudiziaria, e piena fiducia nell’operato della giustizia, esprime sgomento per l’accaduto e intende manifestare sentimenti di viva partecipazione al dolore e al disagio della famiglia”. “Provo un profondo senso di vergogna”, ha aggiunto Mons. Seccia, “la colpa di uno purtroppo diventa umiliazione per tutti. Esprimo grande solidarietà per la sofferenza delle persone interessate da questa tristissima vicenda. Al momento, non ho ancora incontrato la famiglia, ma ne ho tutte le intenzioni. Il perdono è un percorso, una scelta consapevole e mi auguro che la famiglia trovi la forza di perdonare. Non è mia intenzione insabbiare o dimenticare, anzi abbiamo denunciato e collaborato con la giustizia, perché siamo in uno Stato di diritto, in cui la legge deve essere rispettata”.