Cologna Spiaggia è soprattutto una località balneare, è una frazione del Comune di Roseto e conta circa 3mila abitanti nel periodo invernale, mentre in estate si arriva a sfiorare i 20mila cittadini per la presenza di numerose strutture ricettive, soprattutto camping e agricamping. Un’economia che sta modificando il suo assetto, sempre più vicina al settore turistico ma con forti legami con quello agricolo, perché dopotutto, questo territorio ha una forte presenza di agricoltori, di attività imprenditoriali legate a questo segmento.
L’episodio del bimbo di 8 anni che si è punto con una siringa abbandonata sull’arenile, in un tratto di spiaggia libera, è un caso isolato che andava certamente trattato dal punto di vista giornalistico, mettendo in evidenza sì il grave fatto, evidenziando nel contempo la scarsa manutenzione di questo lembo di sabbia. Manutenzione a carico del Comune di Roseto. Che è corso però ai ripari. Forse con ritardo, perché poteva fare qualcosa prima che qualcuno si facesse male.
L’amministrazione locale comunque ha dato incarico immediatamente all’ufficio competente di inviare una richiesta alla Capitaneria di Porto per ottenere l’autorizzazione in deroga per il passaggio di un mezzo meccanico per rimuovere tutti i detriti. L’ordinanza dell’autorità marittima impedisce dal primo giugno il passaggio sulle spiagge di qualsiasi mezzo, previa autorizzazione.
Insomma, a giorni per cumulo di detriti lasciati sulla spiaggia libera verrà rimosso. Ma da qui a lasciare intendere che Cologna Spiaggia sia un territorio alla mercé di gente poco raccomandabile o abbandonato ce ne passa.
La siringa che ha punto il bambino probabilmente era stata trasportata dal fiume e scaricata in mare sino a quando non si è spiaggiata. Potrebbe arrivare dall’hinterland, magari da Teramo, da Mosciano, da Bellante. Chi lo sa! L’abbandono di siringhe nel parcheggio di un cimitero, lunghe le strade, in un parco pubblico non è una prerogativa di Cologna Spiaggia.
Accade a Giulianova, accade a Roseto, accade a Teramo. Per giudicare bisogna guardare con i propri occhi e non per sentito dire o perché raccontato da terze persone che magari erano in un bar.