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False assunzioni, un arresto e 8 denunce a Sant’Egidio

Sant’Egidio alla Vibrata. Soldi versati agli imprenditori in cambio di false assunzioni di cittadini cinesi, utili per ottenere la loro regolarizzazione in Italia. I carabinieri della stazione di Sant’Egidio hanno scoperto un’organizzazione, composta da un mediatore cinese, da un commercialista del posto e da alcuni imprenditori, che avevano dato vita ad un meccanismo redditizio: certificare false assunzioni di lavoro per cittadini cinesi, in cambio di soldi, percorso necessario poi per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno.

A tessera la tela dei contatti tra gli extracomunitari da regolarizzare e gli imprenditori che acconsentivano fittizie assunzioni, ci sarebbero due persone: un mediatore di nazionalità cinese, Hu Yunqian di 47anni, residente a Controguerra, e un noto commercialista di Sant’Egidio. L’inchiesta, diretta del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, con la colloaborazione del nucloe ispettorato del lavoro è iniziata alcuni mesi fa, ha avuto una svolta nei giorni scorsi, quando i carabinieri di Sant’Egidio, diretti dal maresciallo Mario De Nicola, hanno arrestato, con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Italia ai fini di profitto e falso ideologico, un imprenditore cinese di 47 anni. I militari hanno seguito uno degli imprenditori indagati, che dopo essersi recato alla questura di Teramo, per l’assunzione di un cittadino cinese , è tornato a Sant’Egidio (nella frazione di Villa Marchesa), dove si è incontrato con il mediatore cinese.    
I militari si sono  finti parcheggiatori ed hanno atteso che il cinese pagasse l’imprenditore per la prestazione fornita. Hu Yunqian e’ stato arrestato mentre consegnava 3mila euro in contanti all’imprenditore, somma in precedenza pattuita per ottenere un contratto di lavoro (fittizio) per un connazionale. Dietro al cinese arrestato, però, secondo quanto emerso nell’inchiesta, c’erano almeno otto persone, tra le quali anche il commercialista di Sant’Egidio, che sono state denunciate con l’accusa di concorso in falso ideologico e di concorso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dietro ingiusto profitto. Secondo gli inquirenti, infatti, per ogni cinese da regolarizzare, venivano pagati dagli stessi clandestini circa 10mila euro. Tremila finivano nella tasche dell’imprenditore compiacente, la stessa somma sarebbe spettata al commercialista che forniva i nomi degli imprenditori disposti a certificare il falso, mentre la restante parte (4mila euro) venivano intascati dal cinese arrestato, che poi si occupava in prima persona di seguire tutte le fasi utili per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno. I carabinieri, inoltre, hanno perquisito le abitazioni dei sette imprenditori coinvolti nell’inchiesta e lo studio del commercialista, dove sono stati sequestrati almeno 50 contratti di lavoro e una serie di documenti relativi alla regolarizzazione dei cittadini extracomunitari.