Contestualmente, gli indagati hanno ricevuto anche l’invito a comparire per essere interrogati dal procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi e dal sostituto, Andrea Papalia. Nei giorni scorsi, agli indagati era stata notificata la richiesta di identificazione con l’elezione di domicilio. Gli interrogatori si terranno dal 19 al 27 giugno prossimo.
D’Alfonso tra gli indagati per aver creato le condizioni di isolamento dell’Hotel. Tra gli indagati anche il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, che sara’ interrogato, secondo quanto si apprende, il 26 giugno alle 9. AD’Alfonso e ad altri 3 indagati – il sottosegretario con delega alla Protezione civile, Mario Mazzocca, il responsabile della sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore e il dirigente del servizio di programmazione di attivita’ della Protezione civile, Antonio Iovino – viene contestata anche la tardiva convocazione del Comitato operativo regionale per le emergenze. “Determinavano le condizioni per il totale isolamento dell’Hotel Rigopiano, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti nell’albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto piu’ in quanto allarmati dalle scosse di terremoto del 18 gennaio”. E’ quanto si legge nell’avviso di garanzia in relazione alla gestione dell’emergenza.
Secondo la Procura, la Regione, “nelle persone del presidente della Giunta regionale, dell’assessore con delega alla Protezione civile e dei funzionari sopra indicati”, avrebbero attivato “tardivamente il Comitato Operativo Regionale per le Emergenze”, peraltro in assenza di piani di emergenza regionali, in localita’ diversa da quella della Sala Operativa. “Con siffatte condotte colpose, connotate da negligenza, imperizia, imprudenza e violazione di norme di legge, regolamenti, ordini o discipline” – e’ scritto nel capo d’imputazione – ciascuno degli indagati “concorreva nel cagionare la morte di 29 persone e le lesioni personali, anche gravissime, ad altre 9 persone presenti all’interno dell’Hotel Rigopiano quando questa collassava colpito da valanga”. La Procura sottolinea come gli indagati fossero “consapevoli dell’emergenza neve riguardante l’Abruzzo” e in particolare l’area montana della Provincia di Pescara, sulla base delle previsioni meteo, ma anche di segnalazioni e richieste d’intervento. Nell’imputazione si fa riferimento “agli avvisi di condizioni meteorologiche avverse, diffusi dal centro funzionale Abruzzo” e ai “bollettini valanghe emessi dal servizio Meteomont”, che in particolare nell’ultimo, quello del 17 gennaio alle 14, evidenziava “pericolo valanghe di grado tra 3 e 4 per la giornata, e di grado 4, cioe’ forte, per i successivi tre giorni”.
Nelle carte sono, inoltre, evidenziate la nota del capo di gabinetto della prefettura di Pescara, Leonardo Bianco, “inviata il 16 gennaio 2017 a presidenza del Consiglio dei ministri, ministro dell’Interno e Regione Abruzzo” e il “messaggio multiplo inviato nel pomeriggio del 17 gennaio, alle 19.29, dal sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, al sottosegretario Mario Mazzocca e al presidente della Provincia, Antonio Di Marco, con urgente richiesta di mezzi spazzaneve per la mattina del 18 gennaio per liberare contrade gia’ isolate”. La Procura, infine, parla di “ulteriore consapevolezza della mancata adozione e quindi della totale carenza dei piani di Emergenza Regionale”.
Avvisi di garanzia anche agli ex governatori della Regione. Stanno notificando l’avviso di garanzia anche agli ex governatori abruzzesi Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi; all’ex vice presidente della Regione Abruzzo, Enrico Paolini; e ai cinque assessori alla protezione civile che si sono susseguiti dal 2007 al 2017, Tommaso Ginoble, Mimmo Srour, Daniela Stati, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca. E ancora ai direttori e dirigenti del dipartimento di Protezione civile di quegli stessi anni, quali Carlo Visca (direttore del dipartimento dal 2009 al 2012), Vincenzo Antenucci (dirigente Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013) e Giovanni Savini (direttore del dipartimento di protezione civile per tre mesi nel 2014); al responsabile della sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore, al dirigente del servizio di Programmazione di attivita’ della protezione civile, Antonio Iovino. Le accuse ipotizzate, a vario titolo, sono disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose.
Negligenza, imperizia, imprudenza, violazioni di norme di leggi e regolamenti, hanno causato la morte delle 29 vittime dell’hotel Rigopiano di Farindola: è quanto ribadisce la Procura di Pescara negli avvisi di garanzia. Questo filone dell’inchiesta riguarda la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga prevista dalla legge regionale 47/1992 in tema di “Norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanghe” nella quale “si prevedeva – si legge negli avvisi di garanzia – che a cura del Servizio di Protezione civile della Giunta regionale venisse redatta una Carta di localizzazione del pericolo da valanghe (Clpv) sulla base dei parametri predeterminati dal Coreneva (Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e delle valanghe) istituito ai sensi dell’art. 4 della citata legge regionale”. A giudizio della Procura, la Carta di localizzazione da pericolo valanghe “laddove emanata, avrebbe di necessita’, individuato nella localita’ di Rigopiano un sito esposto a tale pericolo (sia per obiettive evidenti ragioni morfologiche e ambientali sia per documentate vicende storiche)”. L’assenza invece della Carta “ha fatto si’ che le opere gia’ realizzate dell’Hotel Rigopiano a seguito dei permessi di costruire del Comune di Farindola in relazione a preesistente manufatto alberghiero, di cui alla richiesta al Comune di Farindola di licenza edilizia in data 6 aprile 1968 e rilascio di licenza d’uso da parte della Prefettura di Pescara il 12 novembre 1970, non siano state segnalate dal locale sindaco, ai sensi dell’articolo 11 comma 2 della citata legge regionale 47/1992, al Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e valanghe”.
Secondo la Procura, tali informazioni “avrebbero determinato, ad opera del suddetto Comitato, l’immediata sospensione di ogni utilizzo, in stagione invernale, dell’albergo, fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghiva nonche’ – in alternativa o in aggiunta alle opere difensive – un valido piano di bonifica preventiva degli accumuli nevosi dell’area di distacco mediante procedure di distacco controllato”.
A giudizio dell’accusa, Del Turco, Ginoble, Paolini, Srour, Chiodi, Stati Giuliante, D’Alfonso e Mazzocca, avrebbero “omesso di intervenire presso i funzionari responsabili del Servizio di Protezione civile, richiedendo e sollecitando tempestivamente l’attuazione e l’esecuzione degli obblighi scaturenti direttamente dalla legge 47/1992 e, in particolare, la redazione della Clpv per tutto il territorio della regione Abruzzo e questo mediante anche la necessaria individuazione delle indispensabili notevoli risorse finanziarie che presupponevano il loro reperimento in forme ordinarie implicanti una specifica volonta’ politica”. Pertanto, in cooperazione tra loro e con i funzionari responsabili della Protezione civili indagati, concorrevano nel realizzare “l’assenza delle suddette misure di salvaguardia” per cui “verificatosi un innevamento di particolare intensita’ a monte dell’Hotel Rigopiano, cui seguiva una valanga di grandissime proporzioni, la stessa travolgeva tutte le strutture dell’albergo, in quel momento con presenza di clienti e personale alberghiero, determinandone il crollo in termini di distruzione completa”.
Le condotte omissive avrebbero, dunque, provocato la morte di 29 persone e “lesioni personali, anche gravissime, ad altre nove persone presenti all’interno dell’Hotel”. Visca, Antenucci e Savini, in concorso con Vittorio Di Biase, Sabatino Belmaggio, Carlo Giovani, Cristina Gerardis, Emidio Primavera, avrebbero invece omesso “di attivarsi affinche’ venisse dato corso, quanto prima, alla redazione e alla realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga per tutto il territorio della regione Abruzzo”.
“Sono convinto che la Regione abbia operato con diligenza, premura e risolutezza. Mi faro’ parte attiva affinche’ il lavoro della magistratura proceda speditamente e sono pronto a versare in atti tutto il mio patrimonio conoscitivo sulle contestazioni che fanno parte del fascicolo accusatorio”. Lo afferma, in relazione all’inchiesta su Rigopiano, il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso. “Dettaglierò- prosegue – ogni minuto delle giornate del 17, 18, 19 gennaio 2017, ovvero prima-durante-dopo la convocazione della riunione del Comitato Operativo Regionale di Protezione civile. Sulla ‘Carta del rischio valanghe’ va chiarito che i primi due lotti erano stati già appaltati e in esercizio contrattuale prima dei fatti di Rigopiano, quindi non si può sostenere che non vi fosse: essa era coincidente con quelle parti di territorio che la Carta storica aveva segnalato con una certa ed impegnativa ripetitività valanghiva”.