Ma dopo le richieste di condanna della Procura per gli imputati, che superano i 150 anni complessivi, Giampaolo Matrone, uno dei simboli della catastrofe di Rigopiano, l’ultimo superstite ad essere estratto dalle macerie dopo 62 interminabili ore passate sotto le macerie del resort spazzato via dalla neve, e nel quale ha perso la moglie Valentina Cicioni, una delle 29 vittime, non ce l’ha fatta a non esserci.
E ieri era regolarmente in aula, anche per ascoltare l’arringa finale del suo legale, l’avvocato Andrea Piccoli del foro di Treviso, dopo “una battaglia per la verità e la giustizia” che dura da quasi sei anni.
“Giovedì per me è stata una grande giornata, io e Gaia abbiamo ricevuto uno splendido regalo di compleanno. Su Rigopiano mi sono emozionato due volte: quando sono usciti i nomi degli indagati e adesso, alle richieste di condanna. Ed è un’emozione che solo io posso provare”, spiega Matrone, che oggi ha 39 anni.
L’ex pasticciere sa bene che la battaglia sarà ancora lunga, ma è fiducioso: “Questo è il primo step, sono perfettamente consapevole che non è finita qui, ma confido nel fatto che il giudice confermerà le condanne. Dal primo momento il mio obiettivo è stato quello di vedere queste persone in carcere e siamo sulla buona strada” prosegue il sopravvissuto, che spiega uno dei motivi che l’ha spinto a partecipare all’udienza: “Ci tenevo tanto a ringraziare di persona il Procuratore capo Giuseppe Bellelli e i Pubblici Ministeri Andrea Papalia e Anna Benigni, per l’ottimo lavoro svolto e per le parole importanti che hanno speso per tutte le vittime, per Valentina, per me e per Gaia”.
Dopo il rinvio, l’ennesimo, della sentenza a febbraio, mancano meno di tre mesi per conoscere il verdetto: il giudice Gianluca Sarandrea ieri, infatti, ha annunciato di voler pronunciare la sentenza all’esito delle udienze calendarizzate per il 15, 16 e 17 febbraio.
L’avvocato Piccoli nelle sue conclusioni si è convintamente associato alle richieste di condanna dei Sostituti Procuratori, battendo sul “la totale insussistenza della concausalità del terremoto sulla caduta della valanga”, che era stata sostenuta dai consulenti della difesa, citando al riguardo l’apposito studio realizzato dal Professor Nicola Pugno, dell’Università di Trento, incaricato dai legali di Matrone, per contrastare quella tesi e che, ha ricordato l’avvocato, “è stato ripreso ad esempio anche dai consulenti tecnici della Procura nelle osservazioni alla loro perizia”.
Anche Piccoli ha quindi puntato sulla sottovalutazione del rischio, la disorganizzazione, l’inefficienza e i ritardi nella gestione dell’emergenza prima e dei soccorsi poi, “ma l’aspetto fosse più grave di tutti è che le autorità preposte avevano tutti gli elementi per sapere, ben prima della tragedia, che quella era una zona ad altissimo pericolo valanghe: se fosse stata osservata una maggiore cautela, se fossero state rispettate le prescrizioni, gli ospiti in quell’hotel, in pieno inverno e nel bel mezzo di una bufera, non ci sarebbero dovuti essere, nemmeno il resort si sarebbe dovuto trovare in quel luogo. E non saremmo qui a piangere 29 persone”, ha detto in aula.
“Giampaolo Matrone è la vittima di Rigopiano che ha pagato il prezzo più alto: è uscito menomato, con pesanti traumi fisici agli arti ed un’invalidità permanente quasi totale, ha patito un profondo pregiudizio psichico, nonché patrimoniale: da anni ormai non può più svolgere l’attività prettamente manuale che effettuava prima, quella di pasticciere. E poi ha perduto la moglie, che aveva solo 32 anni, ritrovandosi da solo a crescere una figlia piccola. Un danno immenso che niente e nessuno potrebbe mai ripagare e che ‘vale’ un risarcimento di non meno di due milioni”, ha concluso Piccoli, che ha chiesto per il proprio assistito una provvisionale di almeno mezzo milione.