Arringhe difensive, oggi previste quelle degli avvocati del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e del tecnico comunale Enrico Colangeli, per i quali l’accusa chiede 11 anni e 4 mesi di reclusione.
“Se la Regione avesse notificato la Carta Valanghe al Comune di Farindola, questa tragedia non si sarebbe consumata”, hanno detto i difensori Cristiana Valentini, Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi, dopo un’introduzione giurisprudenziale su Reato Omissivo Improprio e l’analisi Legge Regionale 47 di Protezione Civile, secondo la quale in uno stato di emergenza si sarebbe dovuto creare un flusso continuo di informazioni tra i gradi più alti (Prefettura e Regione) e quelli più bassi (Comune di Farindola) che, al contrario, non avrebbe avuto gli strumenti per poter intervenire.
Manieri, in particolare, si è soffermato su “l’inconsapevolezza sociale”, parlando della storia di Rigopiano e Farindola a partire dagli anni ’50 alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, quando è stato costruito l’albergo che, negli anni più recenti, è divenuto un resort di lusso, sottolineando come “un intero territorio non aveva assoluta contezza del rischio valanghe in quell’area”.