“È evidente che una razionalizzazione prevede un lavoro di studio a tavolino e di cesello con precisione artigiana, con la capacità di determinare un contenimento dei costi senza arrecare disagi”, prosegue Sospiri, “Da questa nuova consapevolezza acquisita, la Regione Abruzzo chiede formalmente alla Tua di sospendere il piano di tagli delle corse degli autobus, di riunire i propri tecnici e di rivedere quello stesso Piano, fermo restando che la Tua incasserà regolarmente i contributi di ristoro dello Stato, dunque oggi non c’è alcuna giustificazione valida per quell’immane disagio arrecato ai passeggeri dei bus del capoluogo adriatico, né la governance di Tua tenti di scaricare sulla Regione Abruzzo la responsabilità del proprio macroscopico errore”.
“Pescara e provincia sono in zona rossa. Non si va a scuola, gran parte della P.A. lavora in smart working, molte attività sono chiuse. Il sindaco di Pescara macina appelli acché i cittadini non escano se non per urgenze e multa i contravventori. Sembra evidente che i cittadini non girino così come è a tutti evidente e che, conseguentemente, la presenza sugli autobus sia irrisoria (dal 70 all’80 per cento in meno)”, replica così il presidente Tua Gianfranco Giuliante, che sottolinea, “Pescara è stata già in passato in zona rossa e la Regione aveva autorizzato fino all’80 per cento dell’abbattimento delle corse. Oggi è nuovamente in zona rossa, ma la Regione e TUA hanno concordato solo un abbattimento del 10 per cento e dopo aver monitorato le corse con minore frequenza per le quali si è comunque trovata una soluzione coprendole con una diversa gestione dei passaggi autobus (si dice che la linea 38 è stata tagliata, ma si omette di aggiungere che la linea 3 ha avuto un aumento di produzione per coprirne i tagli)”.
“Ma la strumentalità dell’argomentazione appare ancora più evidente se si riflette sul fatto che gli stessi identici e sovrapponibili tagli sono stati già attuati per tre mesi (durante lo scorso semestre) senza che nessuno protestasse…ed eravamo zona arancione e i cittadini, quindi, potevano girare”, rincara la dose Giuliante, che conclude: “L’argomentazione di un rimborso “possibile” e sperato da parte dello Stato è risibile perché comunque non giustificherebbe il fatto che gli autobus debbano girare vuoti perché paga (se paga) Pantalone”.