In manette sono finiti DR.S 35enne di Pescara ed il marito S.F. 37enne (quest’ultimo già detenuto in carcere per altra causa) entrambi residenti nel quartiere Rancitelli e DA.J di anni 29 originario di Silvi ma dimorante a Città Sant’Angelo, mentre agli arresti domiciliari è finito Z.D. 25enne, residente a Chieti Scalo.
Le accuse sono pesanti per gli arrestati: si va dallo spaccio continuato di sostanze stupefacenti alla tentata usura ed estorsione continuata, mentre per i due indagati a piede libero si parla di favoreggiamento personale e reale.
L’indagine dei Carabinieri è partita all’inizio di quest’anno, all’indomani della rapina perpetrata ai danni della sala giochi-scommesse Fortuna. Nel corso delle investigazioni, mentre si monitorava i sospettati della rapina, emergeva S.F., una figura di spicco nello spaccio di droga proprio in via Lago di Capestrano, il quale era solito utilizzare metodi anche molto minacciosi per ottenere dagli acquirenti il corrispettivo spettante per lo stupefacente ceduto.
S.F. si avvaleva della propria moglie, ben conosciuta alle forze dell’ordine, alla quale gli acquirenti facevano diretto riferimento per l’acquisito dello stupefacente. La coppia, inoltre, si avvaleva anche di un loro uomo di fiducia, anche lui indagato unitamente ad altro soggetto a piede libero nello stesso procedimento per il reato di favoreggiamento personale e reale, poiché l’uno custodiva e celava un foglio concernente gli affari illeciti e dati contabili, una vera e propria lista dei nominativi degli acquirenti (durante le indagini è stato rinvenuto e sottoposto a sequestro), l’altro ha invece fornito dichiarazioni false e reticenti ai Carabinieri.
La coppia, quindi, fulcro dello spaccio a Rancitelli, vendeva droga a soggetti che a loro volta spacciavano lo stupefacente acquistato anche a credito, accumulando così debiti. Un nutrito catalogo testimoniale acquisito dagli acquirenti ed una serrata attività investigativa ha portato alla compiuta identificazione di soggetti che avevano acquistato droga proprio dai clienti acquirenti della coppia, i quali cedevano a quest’ultima il relativo credito maturato di volta in volta.
Le modalità di recupero del credito venivano effettuate mediante violenze e minacce rivolgendosi reiteratamente via telefono o tramite messaggi Whatsapp nei confronti degli acquirenti inadempienti con frasi gravemente intimidatorie, minacciando di morte e gravi danni all’incolumità personale e dei familiari dei malcapitati, pretendendo così il sollecito pagamento di debiti scaturiti da pregresse cessioni di droga fatte a credito da Z.D.: il debito non solo doveva essere saldato subito, ma con maggiorazioni ad interessi usurari di oltre il 50%, (ad esempio a fronte di un debito di 1.500,00 euro, ne venivano richiesti dalla coppia 2.500,00).
Con analoghe modalità DA.J, in concorso con il marito S.F., minacciavano pesantemente un acquirente con appuntamenti anche di persona, avvenuti direttamente con il DA.J, appositamente incaricato dal S.F. per il recupero di somme di denaro pari a 1.500 euro a titolo di restituzione di pregressi debiti di gioco.
Anche dopo l’arresto di S.F., la moglie DR.S ha continuato a mantenere vivo il mercato della droga con contatti diretti con gli acquirenti dello stupefacente vendendo numerose dosi dietro corrispettivo di 10/20 euro a dose.
Pertanto, al termine delle formalità di rito, due arrestati sono stati tradotti, rispettivamente, presso la Casa Circondariale di Chieti e Pescara, a quello già detenuto in carcere è stata debitamente notificata l’ordinanza in parola, mentre un altro soggetto è stato ristretto in regime di arresti domiciliari in Chieti Scalo.