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Cronaca Pescara

Pescara, salgono le percentuali degli sfratti

“Il Ministero dell’Interno fornisce i dati sugli sfratti dell’anno 2017 da cui emerge che in Abruzzo gli sfratti aumentano,con la sola eccezione nelle province di Chieti e Teramo dove gli sfratti emessi e le richieste di esecuzione diminuiscono rispetto al 2016. Pescara si conferma come la città più morosa d’Abruzzo, dove aumentano in modo esorbitante le sentenze di sfratto emesse e gli sfratti eseguiti con forza pubblica. C’è ancora molto da fare nell’ambito delle politiche abitative.”

Lo fa sapere Walter Rapattoni, Segretario Unione Inquilini di Pescara che aggiunge: “e’ necessario che il comune e il governo avviino piani casa veri basati sul recupero e sull’autorecupero dell’immenso patrimonio immobiliare pubblico e privato oggi inutilizzato. Si aggrava la situazione nei comuni della provincia in quanto in questi comuni rispetto ai comuni capoluoghi si registrano mediamente un numero più alto di sentenze di sfratto per morosità”.

“In ogni caso su oltre 59.600 sentenze di sfratto emesse nel 2017 in tutta Italia oltre 52.500 sono per morosità di queste ultime 22.629 hanno riguardato i comuni capoluoghi e 29.962 i comuni delle restanti province, il che dimostra che il problema sfratti non è un problema relativo solo alle grandi aree urbane. Si registra quindi un’aumento dell’esecutività degli sfratti a fronte di un minor numero di provvedimenti emessi. Dato che testimonia ancora una volta l’incapacità delle politiche abitative di risolvere il problema alla radice”.

“E’ necessaria un’immediata sospensione dell’esecuzione di tutti gli sfratti, compresa la morosità incolpevole, che è la vera questione che occorre affrontare e su cui governo e regioni nulla hanno fatto nel corso degli anni nonostante le molte promesse. Ricordiamo che vi sono centinaia di migliaia di nuclei “inutilmente” collocati nelle graduatorie e che attendono da anni una casa popolare. Chiediamo di dare risposte alle famiglie che avrebbero diritto a una casa popolare e che aspettano in graduatoria da anni e di usare la leva fiscale al fine di ridurre gli affitti. Serve, infine, un grande investimento per riconvertire il patrimonio pubblico non utilizzato ai fini della residenza sociale. La politica e le istituzioni non possono più temporeggiare, è tempo di agire!”