Pescara. Si è conclusa nella mattinata di ieri un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Pescara contro lo spaccio nel quartiere Rancitelli, che ha visto la partecipazione complessiva di 30 militari nonché di personale del Nucleo Cinofili di Chieti.
E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Pescara su richiesta della locale Procura, per i reati di spaccio continuato di sostanze stupefacenti in concorso, estorsione continuata in concorso e detenzione illegale di arma comune da sparo.
Il provvedimento restrittivo scaturisce da una mirata attività investigativa avviata dalla Stazione Carabinieri di Pescara Scalo nel novembre 2016 a seguito della denuncia sporta da un assuntore della zona. Le indagini, che hanno visto impegnati i militari in numerosi servizi di osservazione, pedinamento e controllo e che sono state corroborate da specifiche attività tecniche, hanno consentito di documentare l’esistenza di un’intensa attività di spaccio di cocaina perpetrata nella Provincia di Pescara fin dal mese di novembre 2015, ricostruendo il modus operandi degli spacciatori, tutti residenti nel popoloso quartiere pescarese.
In manette sono, dunque, finiti: Sante Spinelli, 31enne; Ferdinando Spinelli, 60enne ed Armando Spinelli, 48enne, già noti alle forze dell’ordine. In dettaglio, i tre, che dovranno rispondere di spaccio continuato, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione continuata in concorso e detenzione illegale di arma comune da sparo, hanno ceduto nel tempo numerose dosi di droga a due consumatori locali, con frequenza quasi settimanale facendosi pagare la cifra di circa 100 euro al grammo.
In diverse circostanze, è capitato che gli spacciatori cedessero a credito la droga chiedendo successivamente ai due malcapitati di saldare i debiti, ovviamente maggiorati, che sono divenuti, con il passare del tempo, sempre più onerosi: uno dei due, in particolare colui che vistosi senza via d’uscita ha deciso di denunciare tutto ai Carabinieri, ha sborsato decine di migliaia di euro per varie cessioni e, per recuperare denaro, ha financo svuotato i conti bancari e chiesto addirittura un finanziamento di 20.000 euro per far fronte alle sempre più pressanti richieste dei pusher. E i modi utilizzati dai tre per riscuotere quanto dovuto erano davvero crudi: oltre alle gravi minacce via telefono e via messaggio del tipo “ti spezzo le gambe” e le continue visite sotto casa dei genitori del ragazzo, in una circostanza lo avrebbero addirittura legato ad una sedia minacciandolo di morte puntandogli una pistola alla testa.
In totale l’assuntore avrebbe pagato, nel corso degli anni, una cifra che, tra contanti e gioielli, ha superato i 60.000 euro, senza considerare l’ammontare di tutti i debiti, o presunti tali, che gli spacciatori hanno continuato a chiedere nel corso del tempo maggiorando regolarmente il prezzo della sostanza ceduta anche del 60% rispetto a quanto inizialmente pattuito, facendo cadere i due giovani in una spirale dalla quale non sarebbero mai usciti se non ci fosse stato l’intervento dei militari che hanno sgominato una vera e propria centrale di spaccio nel cuore di “Rancitelli”.
Al termine delle formalità di rito Spinelli Sante e Armando sono stati tradotti presso il carcere di “San Donato”, mentre a Spinelli Ferdinando è stata applicata la misura degli arresti domiciliari.