Nessuno sconto di pena: la Corte d’Assise d’Appello di Perugia ha confermato la sussistenza dell’aggravante dei futili motivi e quindi la condanna a 30 anni di carcere per Davide Troilo, l’ascensorista pescarese che il 2 dicembre 2016 uccise con 17 coltellate la sua ex fidanzata Jennifer Sterlecchini, 26 anni.
Il caso è approdato oggi davanti ai giudici umbri dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio, in relazione all’aggravante dei futili motivi, la sentenza di secondo grado della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila che aveva confermato per Troilo la pena a 30 di reclusione emessa con il rito abbreviato nel 2018 dal gup del tribunale pescarese.
A presentare il ricorso alla Suprema Corte era stato il difensore di Troilo, l’avvocato Giancarlo De Marco, che, tra l’altro, aveva focalizzato la sua difesa sostenendo l’insussistenza dell’aggravante dei futili motivi. I giudici di Piazza Cavour ritenendo non ben definita l’aggravante contestata all’imputato avevano disposto un nuovo processo davanti alla Corte di Perugia, chiamata a stabilire se esista o meno questa aggravante e nel caso motivarla congruamente.
Oggi il verdetto dei giudici umbri, i quali hanno confermato le decisioni di primo e secondo grado: Troilo è colpevole di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi.
Jennifer venne uccisa dall’ex fidanzato nella casa in cui i due avevano vissuto insieme, in strada Acquatorbida, a Pescara. Dopo che la relazione finì, quella mattina la ragazza tornò in quell’appartamento per riprendere le ultime cose e trasferirsi definitivamente dalla madre, che la stava aspettando in strada insieme a un’amica. Troilo, però, non non le permise di andare via e la colpì con 17 coltellate, dietro la porta di ingresso chiusa a chiave, uccidendola. La madre e l’amica non poterono far altro che ascoltare impotenti le urla della ragazza e le sue ultime parole: “Aiuto, mamma, mi sta ammazzando”.