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Pescara, omicidio da esecuzione mafiosa IL VIDEO

Pescara. Una esecuzione in perfetto stile mafioso: è su questa ipotesi che sta lavorando la Procura pescarese dopo il duplice agguato di ieri sera al Bar del Parco, all’incrocio tra via Ravasco e la strada parco, che ha causato un morto e un ferito grave.

L’uomo che ha sparato ha prima ha teso il braccio attraverso le piante per sparare verso Walter Albi e Luca Cavallito, poi si si è avvicinato ai due per dare il colpo di grazia alla testa. In totale gli inquirenti hanno trovato in terra almeno 8 bossoli.

Cavallito è stato colpito alla mandibola e forse per questo si è per ora salvato, magari con un gesto di difesa.

Non solo: l’assassino ha poi prelevato i cellulari delle due vittime prima di scappare sulla moto. Ieri sera dopo l’attentato le forze dell’ordine hanno dato il via ad alcune perquisizioni nelle case delle vittime.

Manca ancora il movente, ma alcune voci parlano di questioni economiche, si indaga sul passato delle due vittime e si vocifera di un appuntamento con qualche persona che i due avrebbero atteso al bar.

ACERBO (RC): NON SI TRATTA DI MICROCRIMINALI

E di mafia parla anche Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, pescarese, ex consigliere comunale e regionale: “L’esecuzione in stile mafioso sulla Strada Parco spero dia la sveglia alla nostra comunità, alla politica e alle istituzioni, dice, “Negli ultimi anni si è abbassata la guardia rispetto alla lotta contro la criminalità organizzata e alle mafie perché sono state alimentate finte emergenze sicurezza che hanno generato razzismo e paranoia contro immigrati”.

“Dalle prime informazioni emerse è legittimo pensare che il quadro in cui inquadrare l’azione del killer non è certo quello della microcriminalità”, spiega, “Pescara e la costa adriatica sono da anni oggetto della penetrazione silenziosa di sacra corona unita, camorra e ndrangheta che riciclano rilevando e aprendo attività economiche. E’ dei giorni scorsi la notizia del sequestro a Pescara di supermercati di imprenditori che – secondo l’inchiesta della Dia di Reggio Calabria e la Guardia di Finanza – sarebbero legati alla ndrangheta che investe nell’edilizia, negli appalti, nel commercio oltre che nel traffico di sostanze stupefacenti. E’ il caso che la politica si svegli e metta al primo posto la lotta contro la criminalità organizzata e la sua penetrazione nel nostro tessuto economico e sociale. Esprimo la mia solidarietà a Antonio, il titolare del bar, e a tutte le persone del mio quartiere che si trovavano sul luogo del delitto”.

IL BARISTA: POSTO SEMPRE TRANQUILLO

Proprio il titolare del bar, che stamattina è stato assediato da forze dell’ordine, giornalisti e curiosi, riferisce: “Non sto bene. Non posso stare bene. Non siamo abituati a queste cose. Le vediamo nei film. Ora dobbiamo lavorare. Personalmente non ho visto nulla e non posso dire nulla. Non è stata un’esperienza bella. Siamo in un posto in cui c’è sempre tranquillità assoluta”.