Pescara. La Corte d’Assise di Chieti ha condannato all’ergastolo Guerino Spinelli, il 32enne di Pescara accusato di omicidio volontario premeditato con l’aggravante dei futili motivi per aver ucciso Marco Cervoni, 35 anni, il mattino del primo gennaio del 2020 colpendolo con calci, pugni e anche con un corpo contundente, in un’abitazione del quartiere Rancitelli a
Pescara, dove Cervoni era ospite di una coppia.
La sentenza del collegio presieduto dal Guido Campli, giudice a latere Maurizo Sacco, emessa dopo circa un’ora di camera di consiglio, ha accolto in pieno la richiesta del pm Anna Benigni che aveva chiesto il carcere a vita.
Spinelli, difeso dall’avvocato Melania Navelli, presente in aula, è stato anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale ed è stato condannato a risarcire in separata sede i danni alle parti civili, i genitori e la sorella della vittima, assistiti dall’avvocato Salvatore Mezzanotte, parti civili alle quali la Corte ha assegnato una provvisionale di 50mila euro ciascuna, ponendo il pagamento a carico dell’imputato.
Spinelli secondo l’accusa, quella mattina era infuriato perché Cervoni non aveva risposto alle sue telefonate, di qui l’aggravante dei futili motivi, e in base ai risultati dell’autopsia il 35enne ricevette numerosi colpi alla testa. A fine udienza, il pm Benigni ha parlato di “frutto del lavoro assiduo della Squadra Mobile che ha condotto fin dal primo momento le indagini in maniera completa: abbiamo portato avanti il loro lavoro – ha detto il Pm – cercando di dare la qualificazione che la Procura riteneva più adeguata e più rispondente alla gravità del fatto”.
Per il pm sono state determinanti le intercettazioni, che la Procura stava svolgendo per un’altra vicenda, “e che hanno parlato chiaramente della responsabilità dell’imputato, e poi anche le dichiarazioni di testimoni che hanno rotto il muro di omertà rispetto al quale c’è stata una reazione che emerge anche chiaramente dalle intercettazioni da parte delle persone coinvolte”.
Per la difesa, questo è il caso di un omicidio senza movente. “Se non c’è il movente, come fanno a sussistere le circostanza aggravanti? – ha commentato l’avvocato Navelli – Non è emersa alcuna prova. Quella applicata a Guerino Spinelli è una pena inadeguata e sproporzionata per come è andato il processo, non è emersa la prova di nulla”.