Pescara. Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pescara hanno dato esecuzione, nelle prime ore della mattinata odierna, ad un’Ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. di Pescara, procedendo al sequestro di beni per circa 6,3 milioni di euro nei confronti di 34 società (di cui 5 di nazionalità tedesca) e 38 persone fisiche (di cui 8 residenti all’estero).
Oltre le suddette misure cautelari patrimoniali, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pescara, unitamente a personale della Polizia Stradale di Pescara, hanno dato esecuzione, contestualmente, anche a misure cautelari personali – disposte nello stesso provvedimento dell’AG – nei confronti di 10 soggetti, di cui 2 ristretti agli arresti domiciliari e 8 (di cui 3 di nazionalità estera) destinatari di misure interdittive (divieto di esercitare funzioni direttive di società e imprese per un anno).
Le misure, oltre che in Italia, sono state contestualmente eseguite in Germania, Repubblica Ceca e Bulgaria, dove i relativi Organi collaterali, coordinati da Eurojust (Organismo dell’Unione Europea istituito per stimolare e migliorare il coordinamento delle indagini e delle azioni penali tra le Autorità Giudiziarie competenti dell’Unione europea nella lotta alle forme gravi di criminalità organizzata e transfrontaliera), hanno dato esecuzione al provvedimento dell’A.G. italiana, sottoponendo a sequestro beni e conti correnti detenuti all’estero e riconducibili agli indagati.
L’operazione rappresenta la fase conclusiva di un’articolata attività di indagine, svolta sotto la direzione della Procura della Repubblica di Pescara e in collaborazione con la Polstrada di Pescara, che ha disvelato una associazione per delinquere ramificata in mezza Italia e nei più importanti Paesi europei. Associazione organizzata e finalizzata alla commissione di reati in materia di IVA (mediante il collaudato sistema delle cosiddette “frodi carosello”, che consistono in un vorticoso giro di fatturazioni di beni per operazioni inesistenti tra società appartenenti a Stati diversi dell’U.E., con l’unico scopo di evadere l’IVA, aggirando la normativa sugli acquisti intracomunitari), truffa aggravata nei confronti dello Stato, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori posti in essere da 60 soggetti sottoposti ad indagine e da 47 società italiane e tedesche operanti nel settore del commercio di autoveicoli di provenienza comunitaria. È stata accertata l’emissione e utilizzazione di oltre 50.000.000 di euro di fatture per operazioni inesistenti, strumentali a conseguimento della frode e dei vari altri reati. Contestate anche condotte in violazione della normativa in materia di Responsabilità Amministrativa degli Enti, che hanno contribuito ad aumentare l’entità dei beni in sequestro.
La ricostruzione. La citata “frode carosello” e gli altri gravi illeciti si sono perfezionati in sede di nazionalizzazione delle autovetture nuove ed usate provenienti principalmente dalla Germania, momento in cui gli indagati (attraverso artifici, raggiri e falsi documentali) rappresentavano alla Motorizzazione Civile una situazione diversa da quella reale, con l’effetto finale di evadere il pagamento dell’IVA. In particolare, l’organizzazione simulava l’acquisto dell’autovettura da parte del cliente finale (ignaro) direttamente da una società “cartiera” tedesca, facente generalmente capo al sodalizio.
In tal modo, l’acquisto non soggetto ad IVA (evasa in danno dell’Erario), andava a beneficio dell’organizzazione criminale, che riusciva ad essere sempre più competitiva sul mercato, a danno degli operatori onesti.
Fra i 60 soggetti denunciati vi sono 42 italiani, 13 tedeschi, 1 lituano, 1 spagnolo, 1 francese, 1 rumeno e 1 algerino. Degli italiani, 14 sono domiciliati in Abruzzo (8 nel Pescarese, 5 nel Teramano ed uno a L’Aquila), mentre i restanti indagati sono domiciliati in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Puglia, oltre che in Germania, Spagna e Romania. Le principali società italiane coinvolte sono ubicate principalmente nel Pescarese, nel Teramano e nel Lazio mentre quelle estere sono tutte operanti in Germania.
Il dominus indiscusso del sodalizio criminale, da cui sono partite le indagini, è un italiano di anni 38 residente in provincia di Pescara con collegamenti e domicili anche all’estero (in Germania e negli Emirati Arabi, a Dubai), dove aveva avviato numerose società fittizie, costituite al solo fine di celare la provenienza delle autovetture e di evitare il pagamento delle imposte. Allo stesso sono stati sequestrati due ville con relative pertinenze, tre appartamenti ed un locale commerciale nonché 25 automobili (tra cui alcune di lusso, quali due Ferrari, una Tesla e due Maserati) ed orologi di lusso, per un valore stimato complessivo di oltre 2 milioni di euro.
Nel corso delle indagini, sono stati attivati i canali di cooperazione internazionale anche mediante Meeting Operativi tenutisi presso Europol a L’Aia, cui hanno partecipato, oltre ai Finanzieri di Pescara, gli organi investigativi dei Paesi membri coinvolti, primi fra tutti, quelli tedeschi. Lo scambio di informazioni e documenti ha permesso di acquisire un quadro indiziario completo e di delineare i contorni di tre meccanismi fraudolenti ben articolati, che hanno consentito ai membri dell’associazione, a vario titolo, di ottenere un profitto dai reati commessi per circa 6.300.000 euro.
L’attività svolta in sinergia tra la Guardia di Finanza e la Polizia Stradale di Pescara, sotto l’attenta e costante direzione della locale Procura della Repubblica, ha consentito di scoprire e contrastare fenomenologie evasive dannose per le casse dello Stato e comunitarie, a tutela dei tanti commercianti che onestamente svolgono le loro attività, in un settore così importante per l’economia quale quello del commercio di autoveicoli.
E proprio il rispetto delle regole assume particolare rilevanza in questo periodo di crisi pandemica, in cui occorre, ancor di più, assicurare la salvaguardia della leale concorrenza nel mercato a favore del tessuto sano dell’economia e della ripresa del Paese.
L’attività investigativa svolta ha coinvolto anche altri Stati dell’Unione Europea, mediante l’attivazione di quei canali di cooperazione giudiziaria e di polizia che hanno consentito di rafforzarne l’efficacia anche a livello internazionale.
Poiché il crimine non si ferma alle frontiere, l’applicazione della legge non deve trovare ostacoli al di fuori dei confini nazionali e tale risultato viene garantito anche grazie alle sempre maggiori e virtuose sinergie fra le Autorità Giudiziarie e di Polizia europee.