Inevitabili, considerata la concentrazione di tanti locali, gli assembramenti, soprattutto nei weekend. In città la questione movida fa discutere da mesi. Ai locali era stata imposta, con ordinanza del sindaco, Carlo Masci, la chiusura a mezzanotte, ancor prima del Dpcm del 13 ottobre.
Nel corso dell’estate, infatti, si sono susseguiti i provvedimenti del primo cittadino finalizzati a disciplinare gli orari di apertura e chiusura delle attività. Se nell’area del centro la chiusura alle 2 è stata consentita solo dall’8 al 23 agosto, le ordinanze stabilivano addirittura orari diversi in base alle zone e alle strade, concedendo mezz’ora in più in altre aree. All’origine dei provvedimenti non solo l’emergenza sanitaria, ma anche l’annosa questione residenti, che da tempo si lamentano dei rumori.
Tali misure e gli orari “troppo rigidi” hanno mandato su tutte le furie esercenti e associazioni di categoria, che hanno più volte parlato di economie di ‘serie A’ e di ‘serie B’ e di un “comparto condannato a morte”, criticando, ordinanza dopo ordinanza, le scelte del sindaco. Il primo cittadino, però, oggi, dopo l’ultimo Dpcm, definisce “troppo comodo e troppo facile” trasformare i sindaci “in parafulmine delle proteste, del malcontento e del disagio sociale”.
“I sindaci – afferma Masci – non possono essere i terminali delle inefficienze, delle indecisioni e delle contraddizioni dell’azione di Governo che li grava di responsabilità che competono invece all’Esecutivo. I sindaci devono attenersi alla legge in tutte le sue forme, compresi quindi i Dpcm, le cui lacunosità e la cui nebulosità nell’indeterminatezza non possono essere colmate per iniziativa autonoma”.
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