Loreto Aprutino. Partiti ieri i lavori di verifica del rischio sismico, riduzione della vulnerabilità, restauro della Chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino.
L’intervento, finanziato dal MiBACT per un importo di 1 milione di euro, è volto a restituire alla collettività uno degli edifici sacri più importanti dell’intero panorama abruzzese, danneggiato dal sisma del Centro Italia del 2016-2017 che ne ha causato la chiusura ai visitatori e ai fedeli e prevede il consolidamento delle strutture per ridurne la vulnerabilità sismica e il restauro degli apparati decorativi che saranno esaltati dal progetto illuminotecnico.
I lavori, aggiudicati all’impresa C.I.R. S.r.l. di Penne per un importo di 728mila euro, termineranno a giugno del prossimo anno. La Responsabilità del procedimento è in capo all’architetto Aldo Giorgio Pezzi; la progettazione definitiva e la direzione dei lavori sono state affidate all’architetto Marialuce Latini, col supporto dell’architetto Paolo Taricani, direttore operativo.
Il personale della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Chieti e Pescara è stato affiancato dall’Architetto Lorenzo Leombroni, che ha curato la progettazione esecutiva e che supporterà la Direzione Lavori nei ruoli di coordinatore della sicurezza e di direttore operativo., La relazione geologica e sismica è stata effettuata dal geologo Stefano Cichella.
La chiesa, già documentata nel XII secolo tra i beni del Monastero di San Bartolomeo di Carpineto della Nora, presenta un’unica navata suddivisa da archi ogivali su semicolonne che si conclude con un’abside ottagonale, realizzata con gli interventi di trasformazione del XVI secolo, condotti per volere dell’abate Giovanni Battista Umbriani di Capua, come risulta dall’incisione ai lati dell’architrave del portale principale. A tali opere si riferiscono anche il corpo porticato in facciata, la sopraelevazione della torre campanaria, gli interventi sul portale principale gotico (1599) e la realizzazione del portale laterale (1560). La volta a spicchi sull’abside, dove campeggia un maestoso altare dorato, con una ricca statuaria policroma, databile alla metà del ’600, è protetta da un tiburio cilindrico con lanterna. L’interno è impreziosito da cicli di affreschi per lo più quattrocenteschi, ad eccezione di due riquadri cinquecenteschi sul lato sinistro. Emerge, sulla controfacciata, il celebre Giudizio Universale, databile alla fine del terzo decennio del XV secolo, mancante della parte destra per l’inserimento della seicentesca cantoria. Il ciclo, realizzato con una tecnica simile all’encausto, costituisce uno degli esempi più importanti della pittura del ‘400 in Abruzzo.
“Un luogo meraviglioso, identitario”, afferma la Dirigente della Soprintendenza Cristina Collettini,
“La Soprintendenza – ha detto poi la dirigente – ha deciso di procedere a un cantiere aperto in alcuni giorni stabiliti, per ovvi motivi di sicurezza. Un luogo che si aprirà nelle fasi principali dei lavori e in condizioni di sicurezza per tutti, per condividere con la collettività le scelte fatte e spiegarle con l’obbiettivo di far conoscere sempre di più il patrimonio della nostra regione, fatto di esempi notevoli di storia dell’arte ma ancora, purtroppo, poco noto sia agli abruzzesi che al resto d’Italia. Un cantiere aperto per raccontare e far conoscere il patrimonio artistico anche oltre i confini regionali con la speranza di reperire degli sponsor per completare anche restauro degli affreschi”.
“Aprire i cantieri – ha aggiunto Giorgio Aldo Pezzi, responsabile del procedimento – sarà anche un modo per far conoscere le tecniche di restauro a ingegneri e architetti che così potranno conoscere i metodi utilizzati dalla Soprintendenza e aumentare le proprie conoscenze”.