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Montesilvano, contaminato in missione: risarcita la famiglia del militare morto

Montesilvano. Il Tar del Lazio ha condannato il ministero della Difesa al risarcimento del danno subito dal Maresciallo capo Giuseppe Lazzari di Torre Annunziata, con la famiglia residente a Montesilvano, in servizio nell’Esercito Italiano dal 1992 al 2010 – con missioni anche all’estero in territori contaminati da fibre di amianto e con radiazioni per l’uso di proiettili all’uranio impoverito – morto a 46 anni per mesotelioma.

Il ministero aveva rigettato le domande della vedova e degli orfani, ancora minorenni all’epoca della morte dell’uomo. Ne dà notizia l’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha seguito la vicenda insieme all’avvocato Ezio Bonanni.

L’Osservatorio e il legale, infatti, hanno sostenuto la famiglia nella lunga vicenda giudiziaria, andata avanti per dieci anni, prima presso il Tribunale di Pescara, per il riconoscimento dello status di vittima del dovere, e successivamente al Tar del Lazio con la pronuncia di riconoscimento della causa di servizio e la condanna al risarcimento del danno. La causa prosegue per l’opposizione del Ministero a risarcire e perché bisogna determinare l’importo del danno. Nella sentenza viene sottolineato che “il militare avrebbe operato privo di dispositivi di protezione e non sarebbe mai stato informato della presenza di agenti patogeni”.

Il Tar del Lazio richiama il principio per cui “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure necessarie che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

In particolare, in relazione ai militari, ribadisce il “dovere dell’Amministrazione della Difesa di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, dotandolo di equipaggiamento adeguato”.

“Questo processo – commenta la vedova, Anna Odore – è stato anche un motivo per ricordare di mio marito – Ho voluto portare avanti la sua volontà di abbattere un sistema che negava gli effetti derivanti dall’amianto e dall’uranio impoverito”.