A renderlo noto è l’avvocato Fabio De Massis che rappresenta i residenti che si erano rivolti al Tar, i signori D’Agnese. In una nota del legale si racconta la vicenda sin dall’apertura dell’uscita della tangenziale sul versante di Montesilvano nel 2010, quando l’Anas prescrisse la parziale limitazione del transito ai soli veicoli di massa a pieno carico inferiore a 7,50 tonnellate.
“Un rimedio risultato insufficiente a limitare l’inquinamento acustico dell’area – si spiega nella nota – tanto che l’Arta, dopo i dovuti accertamenti, nel 2011 aveva invitato il Comune di Montesilvano, quale ente gestore del tratto viario, a procedere al risanamento acustico secondo quanto stabilito dalle norme in vigore. I residenti aspettano da allora che qualcuno dal municipio adempia agli suoi obblighi di legge. Una attesa sinora inutile nonostante esposti, manifestazioni (il comitato ‘Vestina Pulita’ denuncia da anni lo stato di inquinamento del tratto in questione) e ora anche azioni giudiziarie”.
“Nei casi come questo di superamento dei limiti di legge – afferma il legale De Massis – la norma impone sia un intervento di mitigazione acustica che la predisposizione di piani di risanamento acustico ed al Sindaco, nell’immediato, di porre in essere le eventuali misure cautelari a carattere di urgenza per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica anche con l’inibizione parziale o totale delle attività che creano rumore. Dopo circa sette anni di inerzia il Comune di Montesilvano non ha attuato alcuna delle azioni stabilite dal DM 29.11.00 secondo il quale gli interventi di bonifica necessitano di una puntuale pianificazione mediante una preventiva rilevazione dei flussi di traffico, per tipologia di mezzi e durata di transito di giorno e notte, nonché una caratterizzazione acustica della sorgente rumoroso e l’individuazione degli edifici da risanare”.
Mauro D’Agnese sostiene di avere “perso ogni fiducia nell’amministrazione: dopo anni di inutili promesse non è bastata neppure la sentenza del Tar”. “Da sette anni – aggiunge – con i miei famigliari conduco una vita di inferno costretti come siamo a vivere in una casa senza poter aprire le finestre per lo smog e i rumori. Sono stato obbligato ad agire per vie legali perché il Comune facesse quello che la legge gli impone e cioè scegliere interventi mirati di bonifica dopo aver fatto le dovute misurazioni e un’adeguata pianificazione”.