Sono stanchezza, dolori alle ossa, affaticamento, fame d’aria i principali sintomi del Long Covid, una patologia che sta riguardando circa 1.000 pazienti, attualmente seguiti dall’Unità complessa di malattie infettive dell’ospedale di Pescara, diretta dal dottor Giustino Parruti.
Una struttura che negli ultimi anni è sempre stata in prima linea contro la battaglia al Covid, e che oggi è attrezzata anche con un ambulatorio dove viene effettuata una prima valutazione e un day hospital dedicato a chi ha superato la fase acuta della malattia ma non riesce a uscire del tutto a causa di quella che viene oramai definita la sindrome da Long Covid. Insomma, una sorta di secondo tempo della pandemia.
L’infettivologo spiega come nell’area pescarese, come in altre dopo l’avvento della vaccinazione, il rischio di sviluppare complicante a lungo termine è sceso dallo 0,3% all’1 per mille. Tuttavia, rimane pur sempre una percentuale elevata, ridotta nei pazienti più giovani ma non in quelli ad alto rischio, come anziani e fragili.
Si tratta peraltro di una sindrome piuttosto complessa e ricca di sintomi, che si esprime in modo differente paziente da paziente.
I tre gruppi di pazienti affetti da Long Covid
Sintetizzando il quadro posto dinanzi a sé, l’infettivologo spiega che ci sono tre principali gruppi di pazienti affetti da Long Covid.
Il primo è quello più complesso da gestire, poiché si tratta di pazienti che sviluppano astenia o dolori da sindrome fibriomialgica acquisita: si tratta di circa un terzo del totale, da gestire con integratori, fisioterapia e o terapia complementare. Spesso i sintomi si protraggono molto a lungo.
Ci sono poi i pazienti che hanno manifestazioni neurologiche, come parestesie, alterazioni della sensibilità, difficoltà del sistema nervoso centrale. Questo secondo gruppo rappresenta circa il 10% del totale e i sintomi sono trattati con diverse strategie, come immunoglobulineo e immunomodulatori.
Vi è infine il terzo gruppo, rappresentato da coloro che sviluppano turbe complesse del ritmo cardiaco o dopo un semplice colpo di freddo. Sono quelli che a seguito del Covid hanno sviluppato un’allergizzazione fin dai primi giorni. La situazione è in questo caso monitorata con biomarcatori, mentre lo stato allergico può essere trattato con antistaminici o farmaci diversi dal cortisone, bloccando i disturbi dermatologici, le febbri ricorrenti, i disturbi cardiologici.