Pescara. “Sono convinto dell’innocenza di Vincenzo Ciamponi e gli rinnovo la fiducia, e lo invito a rimanere sereno”.
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, dopo l’annuncio del rinvio a giudizio del direttore generale della Asl di Pescara, coinvolto in un’inchiesta sugli appalti in sanità.
“Sono certo”, prosegue Marsilio, “che al termine del processo verrà riconosciuta la sua totale estraneità ai fatti. Porto un grande rispetto per la procura e il tribunale di Pescara, che peraltro negli ultimi mesi hanno due volte prosciolto in istruttoria i dirigenti della Asl, riconoscendo la correttezza e la trasparenza del loro operato. Con lo stesso rispetto mi permetto di dire oggi che questa rinvio a giudizio è un errore: con questa scelta non potranno essere giudicati, ad esempio, i soggetti che facendo parte della commissione hanno alterato i punteggi di gara ingannando anche lo stesso Ciamponi, che si è trovato da firmare sul tavolo la determina di assegnazione dell’appalto viziata dalle trame corruttive messe in opera da Sabatino Trotta. Nel tentativo di dimostrare un’improbabile corruzione si rinuncia a perseguire almeno due corrotti sicuri, che resteranno indisturbati al loro posto di lavoro dentro l’Asl”.
All’inchiesta è legato il suicidio in carcere di Sabatino Trotta, dirigente del Dipartimento di Salute Mentale della Asl pescarese, implicato già nel 2021: “Quanto a Trotta”, aggiunge Marsilio, ” ho purtroppo sperimentato sulla mia pelle la sua doppia personalità e la valanga di millanterie che usava con le sue amanti e con il capo della cooperativa la Rondine per convincerli a dargli soldi in contanti. E le stesse carte dell’inchiesta dimostrano come più volte Trotta si sia fatto consegnare i soldi in contanti sostenendo di doverli portare ad altri, ma che in realtà tratteneva per se. L’accusa a Ciamponi si regge solo su questo: Trotta si fa dare soldi da Dolce e Mattucci dicendo di doverli usare per corrompere Ciamponi, e approfitta del rapporto di amicizia con quest’ultimo per raccontare che la macchina comprata da Ciamponi per il figlio l’avrebbe pagata con quei soldi. Che peraltro sono il quadruplo di quanto la macchina vale”.
“Concludendo con una battuta”, chiude Marsilio in una nota, “ho più volte suggerito a Ciamponi di portare quel catorcio che ha comprato per il figlio e di parcheggiarlo in piazza salotto per esporlo al pubblico. Basterebbe vederlo per capire che se quello fosse davvero il prezzo di una corruzione per un appalto di parecchi milioni, Ciamponi più che la galera meriterebbe il manicomio”.