Chiodi è indagato, insieme ad altre 14 persone, nell’ultima tranche dell’inchiesta, condotta dal procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. Le contestazioni che riguardano l’ex governatore abruzzese, in particolare, vertono sulla mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga (Clpv).
“Mi rendo conto che questa inchiesta attiene fatti molto dolorosi – ha proseguito Chiodi, accompagnato dagli avvocati Enrico Mazzarelli e Mauro Di Dalmazio – e quindi mi auguro che, se ci sono, vengano accertate tutte le responsabilità. Per quanto mi riguarda – ha rimarcato Chiodi – anche se quell’evento non si poteva prevedere, ho attivato tutto quanto serviva a prevenire i rischi ai quali la Regione Abruzzo andava incontro, tra cui anche la Clpv”.
L’ex presidente della giunta abruzzese è poi entrato nello specifico, evidenziando di avere “fatto una riorganizzazione della Protezione civile, creando un sistema di allertamento e per la casistica dei rischi, subito dopo il terremoto. L’ultima delibera che abbiamo fatto – ha affermato Chiodi – è proprio quella che la legge prevede, prescrivendo che sulla Clpv venga dato un indirizzo politico e che poi la Carta venga fatta dalla struttura e dal servizio, insieme a Coreneva e Forestale, con la Giunta che poi deve approvare la Carta storica, e qui c’era anche il mandato rinnovato, contenuto già nella legge,di procedere alla Clpv”.
Quanto al fatto che la Giunta successiva, presieduta da Luciano D’Alfonso, secondo quanto sostenuto dall’accusa non abbia portato a compimento tale mandato, Chiodi ha detto: “Non è questione che devo spiegare io, lo spiegheranno i giudici”.
“Come purtroppo è noto, in quel periodo c’era il problema del terremoto, il problema di una città distrutta da ricostruire”. Così l’avvocato Alfredo Iacone, questa mattina in tribunale a Pescara, al termine dell’interrogatorio della sua assistita, Daniela Stati, assessore regionale con delega alla Protezione civile dal 19 gennaio 2009 al 3 agosto 2010, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulle responsabilità della sua assistita, indagata rispetto alla mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga. Stati, indagata a sua volta per la carta valanghe.
La Stati è stata ascoltata per poco più di mezz’ora dal procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, titolari dell’inchiesta. “Possiamo dire soltanto che la dottoressa Stati ha chiarito la sua posizione – ha aggiunto l’avvocato dell’ex assessore – evidenziando la totale estraneità rispetto a qualunque responsabilità penale per le condotte ipotizzate”.