A parlare è il dirigente della Prefettura di Pescara, Giancarlo Verzella, intercettato al telefono il 28 dicembre scorso mentre parla con un’altra dirigente dell’ente provinciale, Ida De Cesaris in relazione alla tragedia dell’Hotel Rigopiano.
I due sono tra i sette indagati dell’inchiesta bis sulla tragedia del resort travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti. Nel fascicolo bis, chiuso nei giorni scorsi, l’accusa formulata a carico degli indagati dalla Procura di Pescara è di frode in processo penale e depistaggio per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni ricevute il giorno del disastro, in particolare allo scopo di far sparire la telefonata effettuata dal resort, alle 11.38 del 18 gennaio, dal cameriere Gabriele D’Angelo.
“Se uno mi dice qui all’hotel c’è stato il terremoto, è crollato l’hotel allora è diverso”, dice ancora Verzella, “ma alle 11.38…non era questo, quindi per noi era una notizia normale tra virgolette, perché c’erano altre priorità, non quelle di uno che sta lì, sì sta a lavorare in un posto…sarà pure scomodo, però ehhh il centro benessere insomma una spa, ehhh che quindi non ha quelle priorità che hanno altre situazioni”.
E ancora: “Io dovevo segnalare altre situazioni, io dovevo tenere presente altre cose, non quella. Cioè per me era più importante cercare una turbina per liberare le strade che uno che mi telefona e dice ho paura, sto all’albergo Rigopiano. Non me ne frega un c… di niente di quello lì, capito, con tutto il rispetto, per me l’emergenza è un’altra”.
“Se io devo liberare le strade, quindi mi dò da fare per quello – prosegue Verzella – il resto non conta niente o conta se c’è un’emergenza all’istante. Uno ti riferisce un’emergenza e vedi come fare per … ma uno che ti dice ho paura perché sto là all’albergo e per me non è una notizia… cioè lo metti, sai che si deve liberare pure l’hotel Rigopiano però con i suoi tempi”.
E il 12 dicembre scorso la De Cesaris dice in un’intercettazione: “Uno che mi telefona sei ore prima della valanga e mi dice abbiamo paura, e se avete paura state lì belli belli al caldo ed aspettate, qualcosa facciamo” .
“Guarda tu non hai idea, io stavo senza Vicario, un capo di gabinetto di m, la dirigente sta sfaticata”. Cosi’ l’ex Prefetto di Pescara, Francesco Provolo, anche lui indagato, si sfoga al telefono con l’attuale Prefetto del capoluogo adriatico, Gerardina Basilicata, in un colloquio intercettato il 18 dicembre 2018.
Nella telefonata Provolo si riferisce all’ex capo di gabinetto Leonardo Bianco e alla dirigente Ida De Cesaris. L’intercettazione, che rende l’idea del caos in cui si trovava la prefettura di Pescara dopo la valanga, e’ contenuta nell’informativa dei carabinieri forestali.
“Figurati io il 18 sono stato sempre in giro per riunioni non sono riuscito nemmeno a scendere giu’ in sala operativa per vedere i casini che stavano facendo”, aggiunge Provolo. E poi punta il dito ancora contro la dirigente De Cesaris: “Che quella era una cretina che non sapeva gestire la sala operativa lo sapeva tutto il mondo”. In un’altra telefonata, datata 20 dicembre 2018, Provolo parla invece con l’attuale capo gabinetto della Prefettura: “Che la Prefettura non funzionava l’ho detto io. Se non arrivavi tu e Carlo, guarda questa Prefettura si doveva chiudere”.
“A noi ci hanno detto di raccogliere tutti questi documenti e poi glie li abbiamo mandati e l’abbiamo firmata noi su indicazione del Prefetto perche’ il Questore gliel’ha detto cosi’, stava li’ il Questore, in stanza con lui, ecco e pensa te capito”. A parlare – anche loro intercettati in quei giorni – sono i due viceprefetti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, accusati a loro volta di frode in processo penale e depistaggio.
Nell’intercettazione Angieri si lamenta al telefono con Mazzia del fatto che l’ex prefetto Provolo avesse ricevuto dal Questore il consiglio di non firmare la relazione, scaricando l’incombenza su di loro. Relazione da consegnare alla polizia che il 26 gennaio 2017 era andata in Prefettura per acquisire i brogliacci delle telefonate per conto della Procura.
In un’altra intercettazione, datata dicembre 2018, Angieri si lamenta con l’ex capo di gabinetto: “Io con l’avvocato di Provolo non voglio avere niente a che fare, per me Provolo è un delinquente capito. Ci ha messo in mezzo su sta cosa ad arte e guarda se potessi lo strozzerei, guarda ti giuro più ci ripenso e più”.
In un’altra intercettazione, sempre Angieri, tira in ballo l’ex capo della Squadra mobile di Pescara, che non e’ indagato e che alla procura che lo ha già ascoltato ha fornito i propri chiarimenti: “Cioè noi siamo arrivati dopo. Quello che abbiamo trovato abbiamo messo lì dentro. Lì il Prefetto ci ha detto di firmarla, noi veramente non eravamo molto contenti, però disse ‘io vi metto a disposizione il Dirigente della Mobile’ e quindi con il Dirigente della Mobile abbiamo preparato questa cosa cioè con quello a cui doveva andare la relazione”.