Covid Pescara, niente passeggiate e jogging: il Prefetto annulla l’ordinanza del sindaco

Pescara. “Stante la palese inefficacia dell’ordinanza 47, del primo aprile scorso, si invita a ritirare la stessa, anche per non generare confusione negli organi accertatori delle violazioni concernenti la vigente normativa statale”.

Con queste parole, in una nota riservata, pubblicata oggi dal quotidiano Il Messaggero, il prefetto di Pescara Gerardina Basilicata, il 3 aprile scorso, ha invitato il sindaco della città adriatica, Carlo Masci, a ritirare l’ordinanza emanata allo scopo di introdurre ulteriori limitazioni in materia di spostamenti rispetto al decreto legge in vigore.

In alcuni passaggi della missiva affiora anche l’irritazione della prefettura per il “mancato rispetto del principio di leale collaborazione”, in riferimento a un atto assunto senza consultazione preventiva e senza comunicazione ufficiale al prefetto come autorità di pubblica sicurezza.

L’amministrazione pescarese, attraverso l’ordinanza 47, ha imposto un’ulteriore stretta rispetto alle misure adottate dal Governo, che consentono di passeggiare nelle vicinanze della propria abitazione, con o senza minori, nel rispetto delle distanze interpersonali. Il provvedimento del sindaco Masci prevede invece “il divieto assoluto di tutte le attività motorie e sportive all’aperto, sull’intero territorio comunale, se non in prossimità della propria abitazione e giustificate da motivi di salute adeguatamente certificati”. Misure che a giudizio del prefetto, sulla base di quanto stabilito dalla normativa, sono prive di efficacia – riporta ancora Il Messaggero – in quanto i sindaci non possono adottare correttivi al ribasso e devono motivare l’adozione di eventuali norme più restrittive esclusivamente sulla base di un “aggravamento delle motivazioni scientifiche e sanitarie”.

Nella missiva si mette anche in luce che l’ordinanza sindacale non può essere applicata da parte delle forze dell’ordine statali, ma eventualmente solo dalla polizia locale, che tuttavia, qualora comminasse sanzioni sulla base del provvedimento del sindaco, rischierebbe di essere esposta a profili di responsabilità in materia contabile, alla luce di quelli che si configurerebbero come incassi ingiustificati da parte del Comune.

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