Pescara. Il NAS di Pescara, a conclusione di un’attività ispettiva condotta unitamente ai colleghi dell’Arma Territoriale, ha segnalato all’Autorità Giudiziaria il legale responsabile di un supermercato della provincia.
Nel corso di un controllo, infatti, i militari hanno rinvenuto:
- 3 quintali circa di carni (bovine, suine, ovine, cunicole) e prodotti a base di carne (salsicce), le cui confezioni riportavano un’origine diversa rispetto a quella reale;
- 3 kg circa di formaggio grattugiato in 7 confezioni rietichettate con l’indicazione di “formaggio grattugiato tipo padano e tipo reggiano”, aggettivazioni che non possono essere utilizzate al di fuori delle zone di origine di detti formaggi, al fine di garantirne la qualità e la tracciabilità;
- 5 kg circa di parmigiano reggiano di seconda scelta, porzionato in 16 confezioni riportanti etichette che lo indicavano essere di prima scelta;
- 15 kg circa di salumi (prosciutto crudo, prosciutto cotto, salame ungherese, ecc.), e 35 kg. circa di prodotti lattiero caseari (bocconcini, mozzarella, treccia fior di latte, ecc.), in cattivo stato di conservazione, poiché detenuti all’interno di un frigorifero riportante la temperatura di +10,6°c, misurata anche al cuore del prodotto, anziché quella di + 4°c, come prescritto sulle confezion.
Il responsabile del supermercato è stato altresì segnalato all’Autorità Sanitaria e Amministrativa per aver mantenuto il locale deposito dell’esercizio con inadeguatezze igienico sanitarie, strutturali e documentali, omesso di aggiornare il manuale di autocontrollo aziendale di cui al sistema h.a.c.c.p. e attivato il laboratorio di macelleria in assenza della prescritta comunicazione all’autorità competente ai fini della registrazione.
Il Dirigente del Servizio Veterinario Igiene Alimenti di Origine Animale, della A.S.L. di Pescara, intervenuto sul posto, ha disposto la sospensione immediata delle attività di deposito e laboratorio del supermercato, la distruzione dei sottoprodotti di origine animale rinvenuti, e il vincolo sanitario per gli alimenti la cui etichettatura era difforme.
Il valore dei locali inibiti, compreso impianti, attrezzature ed arredi, ammonta a un milione di euro, mentre quello degli alimenti a circa 10mila euro.