Pescara. “Apprendiamo con sommo dispiacere delle decisioni del gip Colantonio. Pur rispettando e accettando tale dispositivo, ci sentiamo in dovere di continuare la nostra battaglia a sostegno dei familiari che ci hanno creduto e che si sono opposti alle richieste di archiviazione”.
E’ il post pubblicato sul profilo Facebook “Rigopiano, in attesa del Fiore”, gestito dal Comitato vittime di Rigopiano, per commentare la notizia relativa all’archiviazione di 22 indagati, nell’ambito dell’inchiesta principale sul disastro del resort, disposta ieri dal gip del Tribunale di Pescara Nicola Colantonio. “Per noi – si legge ancora nel post – non è una sconfitta, perché leggendo bene le motivazioni, ci sono ottimi spunti giurisprudenziali per ritenere che le nostre idee sui fatti erano fondate”.
“Questa è un’altra botta per noi familiari e il nostro sangue si fa ancora più amaro. Quello che dispiace è che queste figure politiche sono quelle che avrebbero dovuto tutelare tutti noi cittadini”, commenta Francesco D’Angelo, fratello del cameriere del resort morto nel disastro dell’Hotel.
Usciti di scena, tra gli altri, gli ex presidente della Regione e gli ex assessori regionali alla Protezione Civile, restano 25 imputati nel procedimento madre e 7 imputati nel procedimento bis per il presunto depistaggio. Procedimenti che nell’udienza del prossimo 13 dicembre saranno riuniti dal gup Gianluca Sarandrea. “Andiamo avanti, non ci fermeremo qui – prosegue Francesco D’Angelo – non ci fermeremo alla prima sconfitta di questa battaglia e anzi proseguiremo a testa alta per avere verità e giustizia”. Proprio le richieste d’aiuto del fratello Gabriele, inviate dall’albergo poche ore prima della valanga, hanno dato vita all’inchiesta per depistaggio. “A breve saranno tre anni dalla tragedia – conclude D’Angelo – con ancora tanto dolore dentro di noi”.
“Secondo noi l’organo politico, che è un organo strategico di indirizzo e di controllo, non può non essere responsabile per le omissioni dei tecnici e dei funzionari”, afferma l’avvocato Emanuela Rosa, che assiste i familiari di Gabriele D’Angelo. “La vicenda di Rigopiano è una vicenda complessa e anche se la Procura ha fatto un grande lavoro, ci sono dei campi e ci sono dei fatti che devono essere ancora approfonditi – aggiunge il legale – Nonostante il rigetto delle opposizioni, noi continueremo ad apportare elementi affinché si abbia un quadro completo”.
GERARDIS: SCARICATE LE RESPONSABILITA’ SU DI ME
– ”Sono uno dei tanti, ma ritengo di avere una condizione un po’ particolare. Sono stata più di un anno e mezzo indagata per un fatto di così enorme gravità a seguito dell’iniziativa di uno degli indagati che in questo modo, e cioè scaricando su di me le responsabilità che gli venivano ascritte, riteneva di uscire dall’inchiesta. In altri termini: se non fosse stato per questa iniziativa personale io non sarei stata indagata perchè non vi erano atti di indagine su di me, non vi era nessun elemento di fatto o di diritto da sondare e che avesse attirato l’attenzione dell’autorità inquirente”. Lo fa sapere l’ex direttore generale della Regione Abruzzo all’epoca della tragedia di Rigopiano Cristina Gerardis.
”Mi rendo conto che di fronte al dolore dei parenti delle vittime il mio stato di persona sottoposta alle indagini sia nulla – chiarisce l’Avvocato dello Stato – ma in questi quasi due anni ho subito in alcune occasioni importanti un pregiudizio personale e professionale dall’essere stata coinvolta in questo procedimento penale, ripeto, su iniziativa di un altro indagato che così ha inteso dire: io non c’entro, la colpa è sua”.