E’ la stessa Arci a riferire quanto raccontato dalla con un messaggio:
L’altro giorno ero al bar e un ragazzo senegalese ha cominciato a insultarmi con parole veramente violente.
Tutto ciò mentre io chiedevo al barista ad intervenire, ma lui alzava le mani non facendo niente… Anzi, partecipando all’ aggressione. Successivamente l’aggressore mi ha graffiato la faccia. Finalmente sono arrivati i carabinieri e lui è scappato. Aveva una bottiglia in mano, poteva degenerare. Mi sono sentito violentato sia a livello fisico che psicologico.
Questa aggressione gratuita non fa parte di un paese civile. Io sono somalo, sono dovuto scappare dalla violenza del mio paese, in quanto omosessuale. Sono ancora scioccato sia per il ragazzo che mi ha fisicamente aggredito, sia per gli altri che non sono venuti in mio soccorso, mostrando così tutta la loro omofobia. È veramente grave tutto ciò.
Spero si abbia giustizia. Spero che non succeda mai più a nessun omosessuale, che questa omofobia abbia fine. Spero che questa aggressione sia un campanello affinché si tutelino tutte le persone della comunità LGBTQI+. Con una legge adeguata. Anche se, soprattutto, dovrebbe cambiare l’educazione… Sono ancora scosso. Spero che il futuro sia migliore. Che vengano riconosciuti i diritti degli omosessuali e di tutte le persone LGBTQI+, visto che è una delle poche nazioni che non ha una legge contro l’omolesbobitransfobia.
“E noi non possiamo non unirci alle parole del nostro collega, brutalmente aggredito, chiedendo con urgenza una legge che contrasti questi fenomeni d’odio verso la comunità LGBTQI+, affinché questi episodi diventino sempre più sporadici e, in un futuro non troppo lontano, un tristissimo ricordo”, commentano in un comunicato congiunto Arci Pescara, Mazì- Arcigay Pescara e Agedo.